La 22ma edizione di Paris Photo, appuntamento imperdibile dedicato alla fotografia internazionale (affidato a Florence Bourgeois con la direzione artistica di Christoph Wiesner) ha visto il Grand Palais animarsi con 168 gallerie, 31 editori e un programma fittissimo di mostre e talk. In giro per gli stand grandi maestri in carne e ossa – da Moriyama a Natchtwey fino a Fontcuberta – insieme, tra gli altri, ai più giovani Efstathiadis per il booksinging di Liparo (Éditions Xavier Barral), Amy Friend con Stardust e Hajime Kimura con Path In Between (entrambi per L’Artiere), nonché un meraviglioso Nino Migliori di cui la galleria newyorkese Keith De Lellis vendeva Il tuffatore (12mila euro), nella stampa inkjet di grande formato.

IN QUESTO TRIPUDIO della fotografia, presenti anche più d’un pezzo da museo: l’Album de la vie a Médan con le sue 245 stampe originali di Émile Zola, datato 1895 c.-1900 (da Daniel Blau per 42mila euro) e Man Ray con il ritratto di Juliet (anni ’50) montato dentro un otturatore dell’epoca. Al fotografo sudafricano David Goldblatt, recentemente scomparso, la galleria Goodman ha dedicato la retrospettiva Inhabiting the silence (a cura di Marie-Ann Yemsi) con stampe originali del periodo dell’apartheid; vintage anche quelle di Dorothea Lange (la sua mostra Politics of Seeing a Jeu de Paume è visitabile fino al 29 gennaio 2019) e Vivien Maier (Howard Greenberg).

Proprio alle donne Paris Photo ha reso un omaggio doveroso che ha portato a ripercorrere le strade della contestazione femminista e che, in parte, diventa un riconoscimento del Black Power. Ecco, allora, autrici come Susanne Lacy alle prese con questioni di identità e genere in Chicken coming home to roost (Enrico Astuni), Barbara Hammer (Company) e Jo Spence con Uprising Libido (Richard Saltoun). Di potere nero parlano esplicitamente le foto di Mickalene Thomas (Nathalie Obadia Gallery), tra cui Qusuquzah Standing Sideways del 2012 (30mila euro) nella selezione di Elles x Paris Photo; Delphine Diallo con Highness Hybrid del 2013 (2750 euro) che si è aggiudicata parecchi bollini rossi (Fisheye).

HEATHER AGYEPONG ripercorre la storia di Sarah Forbes Bonetta indossando i suoi panni vittoriani: principessa di etnia Yoruba, la Sarah fu catturata all’età di 5 anni e schiavizzata; condotta in Inghilterra fu ricevutadalla regina Vittoria che notando il suo talento per la musica, si occupò della sua educazione considerandola una figlioccia.

C’È POI ZANELE MUHOLI per la quale la fotografia è strumento di rivendicazione e denuncia. Premio nella categoria PhotoBook of the Year A History of Misogyny, Chapter One: On Abortion (Dewi Lewis Publishing, 2017) della fotografa spagnola Laia Abril. Un lungo progetto tra documentazione fotogiornalistica e fotografia artistica che affronta il tema – spesso invisibile – dell’aborto nella storia.