Alberto Airola, senatore e storico esponente del Movimento 5 Stelle piemontese, nei giorni scorsi si è schierato accanto a Giuseppe Conte. Ieri con un lungo post su Facebook ha rotto l’invito al silenzio formulato da Luigi Di Maio e rivendicato la necessità di «scoprire le carte, condividere i documenti, lasciare che la piramide di potere, tanto difeso, si ribalti definitivamente senza votazioni a caso seguendo, come pare, solo opportunità politiche e di potere».

Cosa succede? Non crede nel comitato dei sette che Grillo ha tirato fuori per tentare un’ultima mediazione?

Sono stanco di sentire appelli all’unità quando l’unità non si sa cosa sia. La verità è che la frattura è concreta. Quello che è successo ci ha privato di credibilità politica. Non solo quest’ultima vicenda e lo scontro tra Grillo e Conte, anche tutta la fase di incertezza che l’ha preceduta.

Cosa crede sia successo?

Penso che Beppe stesso si sia spaventato dell’effetto delle sue reazioni istintive. Siamo davvero a un punto di non ritorno, il che significa però che serve un passo avanti. Ma deve essere efficace.

È una vittoria di voi parlamentari e della pressione che avete fatto su leader e garante?

Non nego che abbiamo fatto da contrappeso, soprattutto dal Senato visto che alla Camera ho visto più lunghi coltelli che altro. Adesso però succede che veniamo a sapere le cose dai post, potevamo discutere con Conte e Grillo con una nostra delegazione. Capisco che tutto ciò serva a ricomporre ma non capisco quale sia la modalità. Ripeto: sarà dura recuperare credibilità, dopo mesi di mancanza di trasparenza e assenza di partecipazione. Per questo ho dei dubbi sulla forma scelta per uscirne.

È vero che al netto delle differenze di vedute voi eletti vi siete convinti del fatto che da una scissione tutte le fazioni sarebbero uscite sconfitte?

C’è questo timore, giustificato. Ma dall’altra parte credo che la coerenza ci dovrebbe impedire di fare valutazioni del genere. Se si rompe si rompe sui valori, la caduta del M5S o di Conte dovrebbero passare in secondo piano di fronte a questioni generali. Altrimenti la gente capisce che c’è una lotta di potere in corso invece di qualcuno che cerca di fare il bene del paese. I territori sono in confusione totale, a Torino abbiamo le elezioni in autunno e tutti erano molto preoccupati. Si rischiava di non fare neanche una lista. Forse siamo alla fine di una parabola, come potrebbe essere naturale. E in quel caso evidentemente non ci sarebbero le condizioni per andare avanti ad ogni costo.

Lei ha letto lo statuto della discordia? Sa quando lo avrete disponibile ufficialmente?

Non l’ho mai visto e non sappiamo quando potremo leggerlo. Questo lo trovo inaccettabile, non sapremo mai cosa ha proposto Conte e perché non andavano bene. Non c’è stata trasparenza.

Un M5S che resta unito è una garanzia di vita per il governo e per la legislatura, come dice Di Maio?

Questa vicenda è aperta, è un punto dirimente di questo eventuale accordo. Beppe aveva fatto intendere che tornando ai valori originari poteva essere messa in dubbio anche la collocazione nella maggioranza. Io vedo un Grillo che ha chiesto tanto a Conte perché non voleva mollare la sua creatura. Anche se credo che quando lui parla non ha bisogno di appoggiarsi a regolamenti. Dietro questa storia hanno pesato posizioni di potere, alcuni hanno paura dell’avvento di Conte. Lo dimostrano i dubbi sulla segreteria che avrebbe nominato. L’ex presidente del consiglio avrebbe fatto saltare certi equilibri di potere.

Insomma, al momento chi ha ceduto tra i due: Grillo o Conte?

Credo soprattutto Grillo, aveva già fatto un passo indietro col secondo intervento, quello che invitava all’unità. E adesso su pressione di noi senatori ne ha fatto un altro. Conte si è dimostrato politicamente più saldo, meno incline a uscite umorali.