Scriveva Miriam Mafai nel 1996, in Botteghe Oscure Addio: «La vita del funzionario di partito era fatta di sacrifici e di esaltazione. Vita familiare irreprensibile, un reddito da operaio metalmeccanico, rigida disciplina, subordinazione di ogni esigenza personale alle necessità del partito». E proseguiva: «Ma se altri decidevano al suo posto, egli a sua volta poteva decidere per altre vite, essendo investito, in quanto dirigente (di una federazione, di un comitato regionale, di una commissione), di una parte di quel potere, di quell’autorità che promanava come un’onda magnetica dalle Botteghe Oscure».

Di tal genere, se non tali appunto, saranno stati ieri mattina i pensieri dei funzionari del Nazareno ridotti al rango di dipendenti d’azienda, promanando l’onda magnetica stavolta non del partito ma del badge che da ieri è obbligatorio per entrare e uscire da palazzo. Il tesserino era stato fornito già da un mese ai 147 lavoratori in forza (gli altri, dei 203 totali, sono distaccati). Martedì il tesoriere Francesco Bonifazi ha sparato il via all’uso del badge con una mail arrivata in serata, e non letta da molti, perciò già ritardatari al primo giorno. I ritmi di produzione diventano quelli di un’azienda normale: entrata fra le 8 e mezza e le 9 e mezza, otto ore di lavoro, mezz’ora di pausa pranzo, recupero dei ritardi, obbligo di autorizzazione per uscire. Le pause: «Nel caso in cui vengano fruite al di fuori del perimetro della sede, dovrà essere effettuata la doppia timbratura (uscita ed entrata). Il periodo della pausa non è retribuito, pertanto dovrà essere recuperato entro la giornata», recita il regolamento.

Panico fra i dipendenti, specie quelli di derivazione diessina abituati per lo più a interpretare il loro ruolo come politico, o almeno ’anche’ politico. Anche perché nel testo si fa riferimento a un «CCNL», un «contratto collettivo nazionale di lavoro». Ma al Nazareno si usa un contratto aziendale. A Botteghe Oscure ci si ispirava a quello dei metalmeccanici, nei Ds a quello del commercio, e così a Piazza del Gesù e nella Margherita. Il giallo ha una soluzione semplice e goffa: una manina ha fatto un copia-incolla dal regolamento di un’azienda tipo, ed è rimasta così. Poco male. Male il resto: al Nazareno in attesa della mannaia, ormai Renzi, che pure non si vede spesso, non è più un ufo da combattere. Ma c’è chi sbotta: «Il problema vero è che ancora non ci sono i nuovi incarichi. E il taglio dei soldi pubblici costringerà a una trasformazione del partito. Federale, centrale, di amministratori? Ogni modello ha una sua struttura». All’ultima direzione il segretario ha rimandato il dossier a dopo le europee, giugno, forse luglio. «E intanto qui tutto va a rilento, dal tesseramento all’organizzazione. Che facciamo nel frattempo, teniamo la gente otto ore a leggere la rassegna stampa?».
Parte la processione negli uffici dei tre rappresentanti sindacali, al secondo piano. Una dei tre, Silvana Giuffré, minimizza: «La decisione del badge è stata presa due anni fa, qualcuno se l’era dimenticata. Ma qual è il problema?».

Lei ha lavorato a Botteghe oscure, senza badge naturalmente. «Ma erano altri tempi. Il funzionario, dipendente o dirigente, aveva un altro spirito. La passione era un’altra, trasformare la società capitalista in socialista, e 13 ore volavano, non era lavoro, era militanza. E oggi un giovane che lavora qui dentro non si definirebbe ’ funzionario di partito’». Appunto. Il badge in sé è quasi niente, ma in quel quasi c’è tutto: la trasformazione del Pd dell’era renziana. La natura del partito che cambia verso. Per non parlare dei destini dei lavoratori. Con la fine dei finanziamenti pubblici, a regime dal 2017 ma che già da quest’anno costringerà il Nazareno a una ripassata in taglio. Giuffré frena di nuovo: «Fin qui abbiamo verificato dalla dirigenza la volontà di affrontare insieme l’eventuale esistenza di esuberi. Aspettiamo di essere convocati. Contiamo che entro aprile il nuovo tesoriere ci faccia un quadro della situazione».

Ma il dossier è potenzialmente esplosivo e stavolta è il tesoriere Bonifazi a frenare: «Non ci siamo dati una scadenza, il tempo è variabile. In attesa della nuova due diligence che ci faccia capire il quadro complessivo dei conti, e le urgenze, per ora cerchiamo di tagliare solo forniture e servizi. Il 2014 per i dipendenti sarà il meno drastico possibile». Intanto al lavoro e al badge.