Ieri il Centre National du Cinéma francese ha tenuto il primo corso di formazione contro la violenza sessuale e di genere, indirizzato ai datori di lavoro nel cinema e nell’audiovisivo, compresi i videogame. A partire dal prossimo gennaio, i contributi destinati alla produzione verranno vincolati alla frequentazione dei corsi di formazione – e ad altre misure come la presenza di un consulente specializzato in molestie sessuali sul set e nelle compagnie con più di 250 dipendenti – inizialmente destinati ai responsabili legali delle società di produzione, distribuzione e vendite internazionali, e dal 2022 estesi a tutti gli operatori del settore.

Il programma dei corsi è stato sviluppato in collaborazione con le organizzazioni 50/50 e l’Associazione Europea contro la violenza sulle donne sul lavoro. «I professionisti del cinema operano in un settore separato, poiché beneficiano dell’eccezione culturale francese (e cioè la tutela pubblica del settore culturale, ndr). L’obiettivo non è limitare la libertà del cinema, ma far comprendere a coloro chi ci lavorano che non godono di alcuna deroga in materia di diritto del lavoro», ha detto a «Libération» la delegata generale dell’Associazione Marilyn Baldeck. «Che la distribuzione del denaro pubblico sia accompagnata da obblighi in materia di prevenzione delle molestie sessuali è un punto di partenza. A quanto mi risulta, il Cnc è il primo ente pubblico francese a fare il grande passo».

IL PRESIDENTE del Cnc Dominique Boutonnat ha invece sottolineato l’importanza di tenere il corso proprio adesso: «Quest’anno è stato stravolto dalla pandemia, e lo sarà ancora nei mesi a venire, ma non è questo il momento di fare marcia indietro su questioni così fondamentali». L’incertezza di cui sono vittima i lavoratori a causa dell’emergenza sanitaria, ha aggiunto, potrebbe inoltre condizionare gli impiegati e i freelance del settore a tacere gli abusi subiti per paura di perdere il proprio posto di lavoro.

Durante il primo corso di formazione, ai partecipanti è stato mostrato un video in cui delle lavoratrici del settore ne illustrano le lacune e i margini di miglioramento – ma Baldeck ha raccontato che non le è stato possibile coinvolgere delle attrici perché i loro agenti hanno posto il veto: avrebbe «svalutato il loro valore artistico».