Chi volesse avere la prova di quanto il processo creativo della moda di oggi sia ancorato a processi usurati, può visitare la mostra Dries Van Noten – Inspirations(fino al 31 agosto) al Musée des Arts Décotatifs di Parigi. Chi invece volesse capire come andrebbe fatto oggi un processo di ricerca nella moda può visitare la retrospettiva dedicata al videoartista Bill Viola al Grand Palais (fino al 21 luglio).

Dries Van Noten è uno stilista belga, amato dal fashion system, i cui pur begli abiti riflettono, da troppe stagioni, i riferimenti che gli arrivano dal mondo etnico che mischia a quello militare e all’interpretazione del maschile/femminile, e viceversa. 55enne con una storia interessante, Van Noten si è diplomato all’Accademia Reale di Belle Arti di Anversa nel 1981 e nel 1986, insieme ai così detti Sei di Anversa (Walter Van Beirendonck, Ann Demeulemeester, Dirk Van Saene, Dirk Bikkembergs e Marina Yee), ha fatto intravedere una nuova possibilità creativa, più libera e più informale rispetto al metodo in vigore in quegli anni.

La sua prima collezione maschile, presentata a Londra, appare subito più espressione di una riflessione intima che di riferimenti esterni (anche se un po’ sulla scia dell’italiano Romeo Gigli). Man mano, il suo processo creativo si è sposato verso riferimenti folklorici ed etnici che spaziano dal Messico, alla Cina e all’India, spesso mischiandoli tra loro e a opere pittoriche, con Francis Bacon ed Elizabeth Peyton tra i favoriti. Per allestire la mostra, ha riunito tutte le sue ispirazioni che passano dalle Chambres des Meirveilles rinascimentali alle opere d’arte di Bronzino, Klein, Vasarely, Bacon, Peyton, Hirst o a spezzoni di Arancia Meccanica di Stanley Kubrick e Lezioni di Piano di Jane Campion. Il tutto assemblato con quella dovizia di uno studente che è così preoccupato di fare bella figura accademica in sede di tesi di laurea da lasciare a casa qualsiasi immaginazione, interpretazione, visione, prospettiva e proposta. Insomma, sembra di essere di fronte a uno dei mille moodboard che si vedono negli uffici stile e che, trasformato in un mostra, sarebbe una presa in giro, se non ci fosse di mezzo il museo dove si svolge.

Quindi, l’unica spiegazione possibile è che queste Inspirations di Van Noten mostrino tutto l’invecchiamento di un metodo di ricerca che ha ogni riferimento in un passato ritenuto più bello e consolidato, più rassicurante per il solo fatto di essere storicizzato.

A qualche centinaio di metri, al Grand Palais, Bill Viola (in aprile all’Opéra di Parigi arriva il suo strabiliante allestimento di Tristan und Isolde di Wagner) con i suoi video mostra come la creatività può esprimersi attraverso la scarnificazione di grandi temi metafisici: la vita, la morte, la trasfigurazione. E senza sostegni storico-religiosi, solo guardando il tempo dell’oggi. Le opere esposte, tra cui Tristan’s Ascension, mostrano un metodo creativo che sa scolpire il tempo. Proprio quello che oggi la moda non sa fare più.

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