Alitalia e Air Italy unite quanto meno da un management non all’altezza. A conferma di come il mercato dei cieli in Italia sia usato dai giganti esteri per farci i propri comodi a spese dei lavoratori, degli utenti e dei contribuenti, come denunciato dai sindacati, ieri sono arrivate le denunce dello stesso governo sul comportamento degli emiri su Air Italy e la chiusura dell’indagine della procura di Civitavecchia su Alitalia.
I ministri Paola De Micheli e Stefano Patuanelli stanno cercato di evitare la procedura di liquidazione in bonis e prolungare l’operatività di Air Italy. De Micheli, incontrando i due commissari liquidatori Franco Maurizio Lagro e l’onnipresente Enrico Laghi (da ieri indagato nell’inchiesta Alitalia) ha manifestato «forte irritazione» per come è stata gestita la partita e per il mancato coinvolgimento delle istituzioni, sebbene i sindacati sostengano di aver avvertito il governo più volte. Per il governo la priorità è la tutela dei 1500 posti di lavoro – circa mille a Malpensa e 550 in Sardegna – e per questo la ministra ha prospettato all’azienda varie alternative alla liquidazione, ma la retromarcia pare impossibile. Nel frattempo, però, è arrivato l’avvoltoio Ryanair. Da sempre concorrente dell’allora Meridiana grazie alla «base» ad Alghero, la low cost di Micheal O’Leary svelerà oggi a Milano la sua proposta ai liquidatori. La Regione Sardegna invece tenta di avere il permesso dalla Ue per entrare in Air Italy garantendo così anche la «continuità territoriale» per l’isola sul modello adottato in Corsica.
Se per la liquidazione di Air Italy i sindacati mettono sotto accusa il management scelto dall’Aga Khan e da Qatar Airways, per Alitalia la procura di Civitavecchia ha ricostruito come i manager dal 2014 al 2017 avrebbero fatto galleggiare Alitalia grazie a false plusvalenze, permettendo ad Ethiad di «spolpare» Alitalia, obbligandola a sobbarcarsi rotte improduttive che hanno invece favorito la compagnia degli Emiratii. La chiusura dell’indagine contesta, a vario titolo, i reati di bancarotta fraudolenta aggravata, false comunicazioni sociali, ostacolo alle funzioni di vigilanza, falso in atto pubblico a 21 indagati eccellenti: vertici, componenti del Cda, commissari e consulenti. A rischiare il processo, gli ex ad Silvano Cassano, Luca Cordero di Montezemolo e Kramer Ball, l’ad di Ethiad James Hogan e diversi componenti di Cda e collegio sindacale. Alcuni di loro non si sapeva fossero indagati: l’ad di Unicredit Jean Pierre Mustier e il vice presidente di Confindustria Antonella Mansi – membri del Cda – ed Enrico Laghi, l’ex commissario appena nominato liquidatore di Air Italy che risponde sia in qualità di consulente nonché in quella di amministratore di Midco, la società che deteneva il 51% del capitale di Alitalia Sai. Indagata in base alla legge 231/2001 sulla responsabilità amministrativa degli enti, anche la stessa Alitalia.
Risulta che nel 2015 sono state registrate a bilancio false plusvalenze per 136 milioni, per attestare perdite a 199 milioni anziché a 335 milioni, facendo così «falsamente rispettare le previsioni del piano industriale 2015-2018». Nel 2016, invece, le false plusvalenze ammontano a 83 milioni. Mustier, Laghi e Mansi sono anche accusati in concorso con altri di aver ostacolato la vigilanza da parte dell’Enac, esponendo «fatti materiali non rispondenti al vero sulla situazione della società» e «occultando con mezzi fraudolenti fatti che avrebbero dovuto comunicare». Laghi, infine, è anche indagato per falso in atto pubblico poiché accettando l’incarico di Commissario ha «dichiarato falsamente» al Mise di non aver collaborato con Alitalia nonostante avesse «emesso parere su incarico» nel 2015.
Nella voragine dei conti gli ad Cassano, Montezemolo e Cramer Ball avrebbero «distratto e dissipato» altri 600mila euro: 133mila per pagare i catering per i Cda, 6mila per cene di gala e 458mila per eventi aziendali. Spese inizialmente sostenute da Ethiad ma poi «indebitamente riaddebitate» ad Alitalia.