Roberto Colaninno, presidente di Alitalia, non si ricandiderà ai vertici della compagnia, una volta terminate le operazioni di ricapitalizzazione. La decisione è stata annunciata ieri, al termine del cda che ha certificato le ingenti perdite del gruppo: in 9 mesi bruciati 162 milioni, rispetto ai -119 milioni dei primi 9 mesi del 2012. In flessione anche i ricavi da traffico passeggeri: -1,6% rispetto allo stesso periodo di un anno fa.

Air France-Klm, dunque, aspetta la dichiarazione di morte cerebrale di Alitalia, per eventualmente intervenire nel disastro annunciato della compagnia italiana. E il tracollo potrebbe arrivare già a febbraio-marzo, al massimo la prossima primavera, quando Alitalia sarà con l’acqua alla gola di fronte a una crisi definitiva di liquidità. Per il presidente di Air France, Alexandre de Juniac, «nel perimetro attuale, Alitalia non è praticabile» e quindi l’ipotesi di non partecipare all’aumento di capitale di 300 milioni, deciso in consiglio di amministrazione il 14 ottobre scorso, diventa sempre più reale. Per la parola definitiva c’è tempo fino al 14 novembre. Alitalia, sotto pressione, ha convocato un nuovo consiglio di amministrazione per fare il punto della situazione il 12 novembre.

Intanto, Air France-Klm, che è il primo azionista con il 25% di capitale di Alitalia dal 2009, ha azzerato il valore in bilancio della sua quota nella compagnia italiana. Alexandre de Juniac, continua a dire che «siamo partner leali e seri» di Alitalia, ma gli aiuti arriveranno solo «a certe severe condizioni», in campo «industriale, sociale e finanziario». Nel 2007, prima del famoso «salvataggio» in stile Berlusconi, Air France-Klm era pronta a un investimento di 6 miliardi in Alitalia. Oggi, quando basterebbero 75 milioni per conservare il posto di primo azionista, i dubbi prevalgono. Se queste condizioni non verranno accettate, «non avrò un approccio positivo» all’intervento in Alitalia, ha insistito de Juniac. E così, la partecipazione di Air France-Klm verrebbe diluita, per passare sotto il 10%, sempre che l’aumento di capitale si concretizzi, prospettiva che diventa sempre più ardua ogni giorno che passa.

Le «condizioni» sono note: Air France-Klm vorrebbe trasformare Alitalia nel terzo pilastro della sua strategia, verso sud, impedendo il progetto di espandere i voli a lungo raggio, perché la compagnia italiana «non ha la taglia critica» per reggere la concorrenza delle grandi compagnie europee, Air France-Klm, Lufthansa o British Airways. Inoltre, Air France chiede che ci sia una revisione drastica degli ammortizzatori sociali a carico della compagnia e, infine, che ci sia un «rafforzamento della solvibilità», cioè che si intervenga sull’enorme debito di 1,2 miliardi di euro accumulato negli ultimi cinque anni. Alexandre de Juniac deplora di «non essere stati inclusi nel processo delle trattative, mentre avremmo voluto esserlo per non scoprire alcuni risultati solo alla fine». In altri termini, il presidente di Air France ha perso la fiducia, in seguito alle manovre confuse anche del governo italiano, accusato sulla stampa francese di avere, come ai tempi di Berlusconi, un approccio «nazionalistico».

Il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, sembra dare già per scontato che i francesi si tireranno indietro e afferma che «se Air France dovesse decidere di non sottoscrivere l’aumento di capitale, è evidente che un partner internazionale forte va trovato». Ma le altre grosse compagnie europee attaccano. Dopo British Airways, ieri è stata la volta di Lufthansa. L’amministratore delegato Christoph Franz ha sottolineato che ci sono «limiti a ripetuti aiuti di stato» e chiesto l’intervento della Ue. Franz ha ricordato che Bruxelles ha «una chiara politica sui sussidi», cioè «first time, last time», una volta basta, poiché «ripetuti aiuti di stato» distorcono il mercato. Anche de Juniac, che il 15 ottobre aveva incontrato a Parigi Massimo Sarmi, presidente delle Poste italiane, aveva espresso dubbi sulla fattibilità di un investimento di questa società, che potrebbe venire equiparata a un nuovo aiuto di stato, proibito da Bruxelles.

Air France-Klm, che ha una capitalizzazione di Borsa pari alla metà di quella di EasyJet, sta attraversando un periodo difficile. È in corso il programma di ristrutturazione Transform II, che prevede ancora 1800 tagli all’occupazione. I sindacati sono sul piede di guerra. «Osserviamo con molta attenzione il salvataggio di Alitalia da parte dello stato italiano» ha affermato David Ricatte. I sindacati degli steward hanno interrogato de Juniac: «Quando si tratta di aumentare gli stipendi non ci sono soldi, ma come mai per operazioni strategiche c’è sempre del cash?». Un altro argomento che spinge alla prudenza il presidente di Air France.