«Cade il muro, cambia il mondo» si intitola l’incontro per i trent’anni dalla svolta della Bolognina, a Bologna il prossimo martedì 12 novembre. A officiare sarà naturalmente Achille Occhetto, ultimo segretario Pci che a sorpresa – lui però ridimensiona ampiamente presentando prove – annunciò la «svolta» trent’anni esatti prima davanti ai partigiani della battaglia di Porta Lame parlando di tempi «di grande dinamismo» e «di grande trasformazione».

L’occasione sarà la presentazione del suo ultimo libro, Il crollo del muro e la svolta della Bolognina (Sellerio), un estratto attualizzato del precedente, La lunga eclissi, a sua volta l’ultimo della generosa biblioteca occhettiana che «lumeggia» – il verbo è suo – ogni angolo della storia, dalle origini e alle non sempre augurabili conseguenze, anche per il protagonista. A organizzare l’evento (si terrà alle 17 e 30 alla Biblioteca Salaborsa, in piazza del Nettuno) la Fondazione Duemila, l’associazione Enrico Berlinguer e il Pd cittadino. A conversare con Occhetto alcuni protagonisti dell’epoca: fra gli altri Piero Fassino, ultimo segretario Ds, e Romano Prodi, padre dell’Ulivo, dell’Unione e padre (ritrovato) dell’ultimo Pd, quello derenzizzato.

Il segretario Zingaretti non ci sarà. Manderà un video. Nell’invito è annunciato, ma una coincidenza lo tiene in quelle ore impegnato negli Usa in una serie di incontri con i Democratici. Coincidenza, non ci sarà il suo vicesegretario Orlando. E neanche Gianni Cuperlo, presidente della Fondazione Pd, che sempre a Bologna dal 15 al 17 sarà padrone di casa alla tre giorni del Pd «Tutta un’altra storia». Alla fine della quale l’assemblea nazionale voterà il nuovo statuto annunciato come «una rifondazione», «una rivoluzione». Occhetto, Fassino e Prodi insomma si confronteranno fra loro. Il nuovo Pd marca visita.

Questioni di opportunità, eccesso di preoccupazione che il nuovo gruppo dirigente sia tacciato di nostalgia e indietrismo dall’occhiuto Renzi in cerca di pretesti? Forse. O forse anche questioni di politica, di un’analisi ancora non condivisa su quel decisivo passaggio. O forse solo per evitare che la futura svolta venga idealmente collegata a quella passata, non fortunatissima. L’ultimo taglio a una radice già debellata. d.p.