Un’ondata di indignazione e di solidarietà – a cui si unisce anche «il manifesto» – ha risposto all’aggressione di cui è rimasto vittima Joao Pedro Stedile, storico dirigente del Movimento Sem Terra, e che poteva costargli la vita. Nella notte del 22 settembre, una quarantina di individui urlanti ha aggredito Stedile appena sbarcato all’aeroporto Pinto Martins, a Fortaleza, dove avrebbe dovuto partecipare a un congresso sindacale e a un dibattito sulla riforma politica e la lotta alla corruzione. L’azione – denuncia l’Mst – è stata guidata dall’imprenditore dell’immobiliare Paulo Angelim, militante del Psdb e «mostra quel che c’è di più conservatore e retrogrado nella società brasiliana: un odio di classe antico e anacronistico, molto simile al fascismo. Non a caso, il gruppo di reazionari che ha realizzato quest’azione fa parte della stessa banda che ha organizzato manifestazioni golpiste a Fortaleza con l’intenzione di interrompere il mandato della presidente Dilma Rousseff, non rispettando il voto popolare e rompendo con la legalità democratica nel paese. Questi reazionari usano i simboli nazionali e si dicono patrioti, ma sono favorevoli alla vendita delle nostre risorse naturali a imprese straniere, come nel caso della Petrobras. Dicono di essere contro la corruzione, ma sono strenui sostenitori del finanziamento delle imprese alle campagne elettorali e anche oggi si lamentano della decisione contraria del Supremo Tribunale Federale (che le ha vietate, ndr)».

Un’aggressione che s’inquadra nella generale offensiva conservatrice della destra che, dopo aver messo all’angolo la presidente obbligandola a misure impopolari, tenta di liberarsene con l’impeachment e con un colpo di stato istituzionale.