L’attacco al pluralismo e alla libertà di stampa del governo Lega-Cinque Stelle è stato definito «una messa in crisi dell’informazione e della produzione culturale indipendente» dal commissario dell’autorità per le garanzie nella comunicazione (Agcom) Antonio Martusciello.

Il fondo per l’editoria e l’innovazione non sarà cancellato, come ha ricordato il sottosegretario con delega all’Editoria Vito Crimi (M5S), ma ridotto progressivamente ai quotidiani nazionali diversamente critici con il governo Lega-Cinque Stelle, tra i quali ci sono Il Manifesto, Avvenire, Libero. In commissione Cultura della Camera l’altro ieri Crimi ha formulato una nuova teoria del «pluralismo», distinguendo le cooperative che producono informazione a livello locale da quelle che fanno lo stesso lavoro a livello nazionale. Secondo l’esponente grillino le prime sarebbero «un deterrente contro la corruzione perché hanno una visione più ampia di quanto accade localmente» ma «non hanno capacità di raccogliere pubblicità». Crimi ha definito una «distorsione» il fatto che il 30% del fondo sia destinato a cinque testate.

Ieri a Milano, nell’ambito delle giornate di formazione dedicate ai giornalisti, l’Agcom ha fornito una ricostruzione più completa e realistica. In un mercato in crisi, il governo intende disarticolare un modello che andrebbe invece ampliato. «Il modello misto – ha detto Martusciello – in cui gli stanziamenti pubblici sono combinati con i proventi della pubblicità e di altre attività commerciali rischia di non riuscire più a sostenere il settore». «Da un lato, l’intermediazione offerta dalle piattaforme contribuisce a sottrarre all’informazione giornalistica anche la principale fonte di finanziamento, ossia la raccolta pubblicitaria, dall’altro, si aggiunge la progressiva riduzione, fino alla totale abolizione dal 2022, dei contributi all’editoria». Con i tagli, secondo Martusciello, è opportuno domandarsi se l’informazione potrà essere ancora definita «un bene pubblico» e contare su una adeguata tutela».

Continua la battaglia per Radio Radicale a nove giorni dal taglio della convenzione voluta dal governo. Ieri il presidente di Anci Sicilia Leoluca Orlando ha lanciato un nuovo appello per il pluralismo dell’informazione e la difesa di un fondamentale strumento di conoscenza».