“Mi assumo la responsabilità politica di non essere riuscito a convincere la maggioranza in consiglio ad approvare la doppia preferenza di genere”. Fa mea culpa il presidente Michele Emiliano dopo la seduta fiume del consiglio regionale che avrebbe dovuto modificare la legge elettorale. Adesso toccherà al governo intervenire con poteri sostitutivi.

A rendere vano ogni tentativo di raggiungere un accordo tra le forze politiche è stato l’ostruzionismo del centrodestra, in particolare di Fratelli d’Italia, ma anche qualche franco tiratore della maggioranza che ha provato a minare la candidabilità di Pierluigi Lopalco, il consulente che ha affiancato Emiliano nell’emergenza Covid 19.

A nulla sono valse le più di undici ore di consiglio. La modifica alla legge aveva l’obiettivo di garantire maggiore spazio alle donne, spesso relegate ai margini delle istituzioni. In Puglia, ad esempio, su 51 consiglieri regionali ben 46 sono uomini.

Si tratta di un tema bipartisan, molto sentito nella società, ma che si è tramutato immediatamente in terreno di battaglia politica. In apertura di seduta, alle ore 15 di martedì, Fratelli d’Italia ha presentato quasi 2000 emendamenti. Una chiara volontà di allungare i tempi e, magari, di non arrivare al voto finale.

Oggetto delle divisioni, almeno ufficialmente, sono state le conseguenze per chi non candidava almeno il 40% di donne in lista: per il centrodestra non doveva essere prevista l’inammissibilità ma solo il pagamento di una “multa”. Dopo vani tentativi di trovare un punto d’incontro, intorno alle 2.30 di notte il centrosinistra ha abbandonato l’aula facendo venire meno il numero legale. Fin qui il racconto dello scontro tra maggioranza e centrodestra. C’è molto di più, però, sotto la cenere.

Un ruolo chiave in questa vicenda l’hanno svolto alcuni consiglieri di maggioranza. Prima che si sciogliesse la seduta e grazie al loro voto (segreto), è stato approvato l’emendamento che vieta la candidatura a chiunque abbia svolto un ruolo in una task force della regione. Qualora fosse stata approvata la doppia preferenza, dunque, sarebbe stato introdotto anche questo divieto, segnando un duro colpo per Michele Emiliano che ha già indicato Lopalco come possibile assessore alla sanità.

Quella in consiglio regionale, quindi, è stata anche una guerra intestina e sotto traccia tra chi è in piena campagna elettorale e guarda con timore le preferenze che potrebbe conquistare l’epidemiologo, in prima linea (e in prima pagina) durante questi mesi di emergenza sanitaria. “ll Consiglio regionale ha una sua autonomia”, ha precisato Emiliano, “i poteri di un presidente si fermano davanti a quelli dell’organo legislativo, posso dare un indirizzo ma non imporre nulla.

Ieri, in quell’aula, ho provato gli stessi sentimenti di sdegno che oggi tante pugliesi e tanti pugliesi stanno esprimendo. Ho già contattato in piena notte il governo per informarlo di quanto accaduto e dando il mio pieno consenso all’emissione di un provvedimento che introduca la doppia preferenza di genere”.

Non si tratta del primo presidente della regione Puglia a cui è toccato alzare bandiera bianca su questo tema. Cinque anni fa, anche in quel caso durante l’ultimo consiglio regionale, Nichi Vendola visse la stessa esperienza. Sullo sfondo dinamiche politiche molto simili a quelle di oggi. “Un Consiglio regionale composto al 95 per cento da maschi davanti alla sfida della parità di genere, fa una retromarcia cavernicola”, tuonò in quella occasione il presidente di sinistra, ecologia e libertà.

Oggi come allora la colpa è probabilmente la stessa: aver aspettato l’ultimo momento per aprire la discussione in consiglio su un tema così sensibile. Una opportunità che il centrodestra ha saputo cogliere con cinismo. In attesa di vedere cosa ne penseranno le sue elettrici, ha mostrato il disorientamento di una parte della maggioranza. Quei franchi tiratori su cui oggi Michele Emiliano non si sofferma ma che potrebbe ritrovare accanto durante la campagna elettorale e, in caso di vittoria, qualcuno anche tra i banchi del consiglio.

Quanto accaduto in Puglia, ovviamente, non è passato inosservato a Roma. L’Intergruppo della camera dei deputati per le donne, i diritti e le pari opportunità, guidate da Laura Boldrini, ha scritto una lettera al presidente del consiglio Giuseppe Conte. Già il 25 giugno l’esecutivo, attraverso un’informativa del ministro Francesco Boccia, aveva avvisato la regione sull’urgenza di portare il prima possibile il provvedimento in aula. Adesso non potrà fare altro che agire, appellandosi ai poteri sostitutivi, imponendo quello che il consiglio regionale pugliese non