Khalid Chaouki, giovane deputato del Pd, da tre giorni si è auto recluso nel centro di accoglienza di Lampedusa per protestare contro la disumanità di una politica fallimentare e criminale nella gestione dei flussi migratori. Sono quindici anni, da quando nel 1998 vennero aperti i primi centri di detenzione da un governo di centrosinistra, che un esponente del suo partito avrebbe dovuto compiere un gesto simile. Finalmente.

Come stanno gli “ospiti” del centro?

Al di là del degrado che è evidente per tutti, prevale un senso di rabbia e frustrazione. Stanno male soprattutto i superstiti del naufragio del 3 ottobre scorso. Hanno appena lanciato un appello al governo per essere trasferiti immediatamente. L’attesa snervante ha generato uno sconforto difficile da descrivere, il clima è pesante, le crisi di panico sono frequenti. Sono persone che vivono ancora nell’incubo di una tragedia troppo recente e si sentono recluse e abbandonate da tutti. Non capiscono il perché.

Dopo due mesi e mezzo è incredibile, qualunque governo avrebbe potuto trasformare quel centro in un albergo con tutti i comfort.

Proprio per questo ho deciso di venire qui e rimanere dentro. Dopo quel naufragio mi aspettavo una reazione diversa da parte e invece sono rimasto scandalizzato. Qui non è cambiato nulla, anzi. Queste persone meritano una medaglia d’oro e non un trattamento disumano come questo. Spero che il mio gesto serva a provocare non prese di posizione ma fatti concreti. Tutti gli italiani dovrebbero rendersi conto della disumanità di questi luoghi, non possiamo più tollerare questo stato di cose.

Dici che il Pd approva il tuo gesto clamoroso. Ma il partito di maggioranza di questo governo non dovrebbe fare di più?

Quello che sto facendo in questi giorni è il frutto di un lungo lavoro che nel tempo ho portato avanti nel Pd, sono convinto che buona parte dei miei colleghi adesso sia con me, anche se sono consapevole che non tutti nel partito abbiano la stessa sensibilità su un tema così delicato.

Anche Matteo Renzi ha appena visitato il centro di Lampedusa. La pensa come te o c’è una differenza di approccio? Lo hai sentito?

Renzi sa che io mi impegno ad andare fino in fondo e mi ha fatto sentire la sua vicinanza anche in questi giorni, è un fatto nuovo e molto importante se consideriamo che nel recente passato il Pd ha inseguito le peggiori pulsioni leghiste sul tema delle politiche sicuritarie. Oggi dobbiamo avere la forza di esprimere una politica diversa senza tentennamenti, non ci sono strategie per cui vale la pena barattare la tutela dei diritti umani. Ho appena sentito anche la presidente della Camera Laura Boldrini, mi ha incoraggiato e mi ha detto di rivolgere un saluto ai profughi. Sono in contatto anche con il vice ministro dell’Interno Bubbico, mi ha assicurato che sta lavorando per cercare di far uscire rapidamente queste persone.

Qual è il tuo obiettivo minimo?

Il trasferimento di tutte le persone rinchiuse in questi centri, in particolare quelle che sono sopravvissute al naufragio. Con loro ho preso un impegno. Ma tutti devono essere liberati, in posti come questi bisognerebbe soggiornare al massimo 96 ore, non più di quattro giorni.

Adesso sul piatto c’è l’abolizione della legge Bossi-Fini. Sinceramente, credi che il Pd sia disposto a sacrificare il governo delle “strette” intese sull’altare dei diritti umani? Alfano la pensa diversamente.

Il mio stesso gesto dimostra che qualcosa è davvero cambiato nel Pd. Sono convinto che ci sia la determinazione giusta per andare fino in fondo. Quando tornerò a Roma verificherò quali passi concreti si possono compiere da subito. Non possiamo più farci dettare la linea da altri sul tema dell’immigrazione, troppe volte abbiamo dovuto vergognarci davanti al mondo. Enrico Letta ha preso degli impegni precisi, io sono fiducioso.

Sei stato il primo, da sinistra, a criticare il ministro dell’Integrazione. Perché hai espresso delle riserve su Cécile Kyenge?

La stimo, la conosco personalmente da molto tempo. Per questo l’ho invitata ad avere più coraggio, a prendere iniziative più forti per portare avanti le nostre proposte, anche quando non sono il linea con quelle del governo. Le rivolgo un appello: non deve avere timori, né timidezze.

Il governo parla di velocizzare le espulsioni dai Cie. Si passerebbe così dagli attuali diciotto a due mesi di trattenimento, una sorta di ritorno alle origini, dalla Bossi-Fini alla Turco-Napolitano, per intenderci. A questo punto non pensi invece che sia doveroso stabilire che non si possano imprigionare persone che non hanno commesso reati?

Noi dobbiamo dire con forza che i Cie così come sono concepiti sono intollerabili e per questo motivo vanno chiusi, ma in un contesto europeo abbiamo anche l’obbligo di studiare forme limitate di trattenimento per il riconoscimento delle persone. In Europa ci sono già altri meccanismi di emersione, la detenzione amministrativa deve diventare l’eccezione e non la regola.

Torni a Roma, su Lampedusa si spengono i riflettori e tutto rimane come prima. Se dovesse finire così, come ti regolerai?

Sono giovane, molto determinato e anche ottimista. Possiamo trovare soluzioni rapide e ridare un po’ di orgoglio al nostro paese.