La confusione dei sovranisti nostrani, forse risvolto nazionale di quella trumpiana, è arrivata a livelli che Joe Biden definirebbe «imbarazzanti».
Ci riferiamo in specifico all’appello, lanciato in questi giorni dai dirigenti di alcune amministrazioni regionali di centro destra, affinché i medici e paramedici italiani impegnati nelle azioni di cooperazione sanitaria all’estero, quelli delle Ong per intenderci, facciano ritorno in patria per aiutare i connazionali nell’emergenza pandemica. Ora, come spesso accade in campo sovranista, la richiesta mostra un doppio errore di prospettica politica, sia in termini quantitativi, sia in termini qualitativi, evidenziando ancora una volta, non solo la colpevole ignoranza dei fatti, ma una visione più che miope della stessa situazione epidemiologica.

Anzitutto ignoranza della situazione italiana: dalla prima ondata virale praticamente tutti i medici e paramedici delle Ong che erano al momento in Italia si sono messi a disposizione del Sistema Sanitario Nazionale; la lista è lunga, inclusa quella di quanti si sono ammalati di Covid 19. Secondo, ed anche qui la richiesta trasuda tutto il suo melmoso populismo, tutto il Terzo Settore rappresentato dal suo Forum, e del quale le Ong come componenti organizzate della società civile fanno organicamente parte, si è attivato per sostenere il welfare di comunità, senza il quale il collasso sociale, oltre che sanitario, sarebbe stato devastante.

Questo per dire che, al di là dell’ambito strettamente sanitario, molte Ong sono impegnate quotidianamente nel gestire gli effetti collaterali della pandemia, esclusione sociale, analfabetismo digitale, povertà educativa e quant’altro, che non sono meno gravi di quelli legati alla salute. Altro punto molto importante: la pandemia è tale poiché è un fenomeno globale, nata in un luogo lontano ed arrivato in pochi giorni a casa nostra. Ciò significa che non esiste nessuna possibilità di sconfiggere il virus, nemmeno col vaccino, se il problema non viene affrontato e risolto al livello altrettanto globale.

Ora, al di là delle cause che lo hanno generato, gli spillover dovuti all’invasione umana dei territori riservati ad altre specie viventi e via enumerando, se non si sostengono i sistemi sanitari dei paesi più fragili, l’onda del virus non solo non scomparirà, ma rischia, come l’epidemiologia e la virologia ci insegnano, di tornare a noi più virulenta e letale che mai, dopo aver infettato popolazioni non in grado di difendersi. Ecco che, allora, un’enfasi particolare va posta proprio sulla cooperazione allo sviluppo e non solo in campo sanitario.

Questo è il momento per destinare le dovute risorse alle azioni di solidarietà e, fortunatamente, da questo punto di vista, l’interlocuzione con il livello politico del MAECI, cioè del Ministero per gli Affari Esteri e per la Cooperazione nella figura della Vice Ministra Del Re, e con l’AICS, l’Agenzia Italiana per la Cooperazione, pur con tutte le difficoltà della situazione, è aperta e consonante.

Le Ong dunque, con buona pace di chi ieri le accusava di essere di volta in volta taxi del mare, conniventi con i trafficanti di esseri umani, o pulling factors per i migranti, non solo continueranno a fare i loro lavoro su tutti questi fronti, ma chiederanno risorse aggiuntive per contrastare la pandemia ed i suoi effetti collaterali non solo in Italia, ma anche a livello dei Paesi in via di sviluppo.

* Portavoce CINI (Coordinamento Italiano NGO Internazionali)