Si intitola Le Città Perdute ed è il primo volume della saga Luna Nera, di Tiziana Triana (Sonzogno, pp. 527, euro 19). Questa scelta così bella evoca luoghi che la storia umana ha visto scomparire e perdersi ma anche le città abbandonate dell’immaginario mitologico e letterario. Protagoniste delle vicende sono proprio loro, che danno i nomi ai corpi delle donne che si incontrano appena poco oltre l’esordio del racconto.

L’undicesima questione di cui si parla nella prima parte del Malleus Maleficarum recita: «Le streghe che sono levatrici uccidono i neonati; oppure offrono quelli che sopravvivono ai demoni». Senza farne menzione, ma in chiaro riferimento storico, Tiziana Triana scrive l’incipit del suo romanzo partendo da uno dei più terribili luoghi cartacei della persecuzione nei confronti delle donne accusate di stregoneria.

IN SEGUITO ALLA MORTE accidentale di una neonata, Adelaide, giovanissima levatrice, viene accusata prima dai famigliari della piccola, poi dall’intero villaggio, di essere una strega. Insieme a suo fratello Valente, i due sono costretti a lasciare la loro casa e il ristoro rappresentato dal ricettario di zuppe e decotti della nonna Antalia per scappare dall’accusa di omicidio streghesco. Alle prese con le urgenze della sopravvivenza e in fuga dalla loro identità i due orfani cominciando a comprendere cosa significa difendersi dalle angherie superstiziose di un Seicento che, pur immaginario, è molto ancorato alla storia. Nei dintorni di Serra, un paesino non troppo distante da Roma, la loro fuga presente incontra quella delle Città Perdute, a loro volta fuggitive nei confronti di persecuzioni di diversa natura.

In un contesto in cui il montare iperbolico di superstizioni e paure si mescola allo scontento generato dalla penuria alimentare e alla povertà diffusa, questo gruppo di donne ha cercato di ritagliarsi uno spazio per resistere e sopravvivere. Il momento del loro incontro con Adelaide e Valente rappresenta l’avvio di eventi che sembrano trovarsi su piani paralleli, dal punto di vista dello spazio ma anche del tempo.

LE VICENDE attraversano il piano del passato di Ade e delle stesse Città Perdute, quello del presente della casa-rifugio al limitare del bosco e infine quello della quotidianità storicizzata della vita di popolani, ecclesiastici e piccoli signori a Roma o in luoghi che si intuiscono come limitrofi. Passaggio di piani che Triana gestisce con maestria e che rende la narrazione dinamica e capace di rivelare in momenti diversi gli elementi chiave; l’autrice li sgomitola poco a poco, sparpagliando i fili della storia.

Un procedimento simile, almeno per la sua natura scattante, è quello che apre alla narrazione di momenti analoghi che i personaggi vivono e osservano da diversi punti di vista. Un tale espediente permette alle lettrici e ai lettori una visione a tutto tondo delle continue peripezie, sia per quanto concerne il punto di vista dei personaggi, sia per la completezza dei fatti narrati. La fonte che fa da sfondo agli incontri di Adelaide e Pietro, per esempio, assume i connotati di luogo d’incontro segreto quando è vista dai due giovani, di ben altra natura sembra essere agli occhi di Segesta e di Persepolis. In diversi momenti della storia il punto di vista di Adelaide si sovrappone a quello di Pietro, di Valente, di Persepolis, quello di Tebe a quello di Leptis, quello di Pietro a quello di Sante. Questi ultimi sono due dei «Benandanti», gruppo d’eccellenza di cacciatori di streghe. Il loro apporto alla storia si costruisce da una parte sulle superstizioni e sulla credulità popolare. Dall’altra esso è legato all’esigenza della Chiesa romana dell’epoca di distogliere l’attenzione dalla spina nel fianco che rappresentava lo scisma protestante; in misura non marginale anche quella di arginare movimenti eretici pur considerati minori.

In questo primo libro si vedono in azione anche loro dunque, i benandanti, appartenenti a un gruppo scelto che molto ha a che fare con l’immaginario contadino e popolare. Tra il XVI e il XVII secolo infatti, questi iniziati, che si raccontava nascessero ancora avvolti dal proprio sacco amniotico, combattevano durante tutta la loro esistenza contro le presenze demoniache e le influenze malvagie delle streghe. Il riferimento al culto pagano dei benandanti, di cui scriveva già Carlo Ginzburg, è generatore di un’ampia porzione della schiera dei personaggi narrati e della volontà che li muove ad agire o a difendersi da essi; tale riferimento esemplifica poi quello che l’autrice fa in larga scala, cioè la ricerca di elementi ancorati alla storia medievale e moderna. I riferimenti storici si accompagnano a una buona resa delle abitudini e degli usi delle donne e degli uomini del XVII secolo, secondo una traiettoria che si fa trasversale nella resa delle specificità dei comportamenti delle diverse classi sociali.

E LE DONNE che sanno far prodigi e magie? Quanto spazio agli incantesimi e alla malìe? Nella storia raccontata da Tiziana Triana, l’apprendimento delle sapienze antiche legate alla natura, l’addestramento alla sopravvivenza e alla difesa, la riconoscenza del valore dell’altra e delle altre sembrano essere la vera magia di cui le donne che vivono nella misteriosa comunità protetta diventano signore.

Le ragazze e le donne che hanno trovato rifugio in questa casa speciale, in cui il cibo non manca mai e neppure letti comodi, coperte calde e soprattutto libri, non sono presentate come vittime ma come ribelli e fuggitive, forti delle loro differenze e desiderose di vita.

I tratti delle loro persone, gli amori e i ricordi che alimentano il presente dei loro modi sono descritti in bella complessità, a fugare il rischio che le personagge siano ridotte a «tipi». Il materialismo dei saperi erboristici legati alla conoscenza delle piante e delle loro qualità officinali sembra essere il solo prodigio a cui attenersi, tuttavia è come se si intuisse che sotto strati di terra e coltri di radici medicamentose dimori qualcosa che ha a che fare con il misticismo e con delle forze potentissime, ben al di là dello scibile umano.

*Dal volume è stata tratta una serie in programmazione da questa sera su Netflix