Con Teresa Berganza se ne va l’ultima stella di un firmamento spagnolo che nella seconda metà del XX secolo ha contato insieme a lei altre due punte di diamante nella vocalità femminile, Montserrat Caballé e Victoria de Los Angeles. Teresa Berganza era nata a Madrid il 16 marzo 1933 e nella capitale spagnola si è spenta ieri dopo una breve malattia. Mezzosoprano chiaro ma capace di ombreggiature vellutate, Teresa Berganza possedeva una tecnica sbalorditiva, forgiata al conservatorio di Madrid studiando con passione onnivora canto, pianoforte, organo e perfino composizione.

COLTA E CURIOSA, aveva iniziato la carriera internazionale come interprete mozartiana, cantando Dorabella nel Così fan tutte al Festival di Aix en Provence del 1957. Mozart l’ha accompagnata per decenni, è stata ancora Zerlina nel famoso quanto discusso Don Giovanni filmato nel 1979 da Joseph Losey. Al nitore irreprensibile della voce aggiungeva un calore latino sensuale e malinconico, screziature non comuni alle grandi interpreti mitteleuropee del tempo. Da Aix era passata alla Scala e a Glyndebourne, ricevendo a Dallas una leggendaria benedizione da Maria Callas, che al termine delle recite di Medea volle spingere la giovane Berganza alla ribalta per raccogliere uno dei primi trionfi fra i tanti seguiti per decenni in tutto il mondo. L’altro polo della sua vocalità è stato il contributo fondamentale alla rinascita rossiniana che ha trovato soprattutto in Cenerentola e nel Barbiere di Siviglia tratti formidabili e moderni, esaltati poi nel felice rapporto con Claudio Abbado, di cui restano preziose testimonianze discografiche e video. Fondamentali anche gli approcci al barocco, con un Ruggero nell’Alcina dalla persuasività tecnica che fa scuola ancora oggi, però cantato quando l’opera di Handel era una curiosità per pochi. In maturità ha aggiunto al suo repertorio alcuni seducenti ritratti francesi, una toccante Charlotte nel Werther, la piccante Conception nell’Heure Espagnole di Ravel e infine Carmen, ancora con Abbado. Chiunque abbia assistito a un suo concerto non può dimenticare, dopo una serata fra Vivaldi, Schubert, Sor, Turina, Mussorgskij, Rossini, Fauré e Rodrigo l’immancabile zapateado dalla zarzuela La Tempranica, divertito sigillo spagnolo che Teresa Berganza ha apposto alla sua vicenda artistica e umana con eleganza e umorismo incomparabili.