Nel tempo non voleva parlare che di quel film, il suo esordio al cinema, gli altri come La notte dell’iguana (1964) di John Huston li considerava una specie di tortura. Per lei c’era solo Lolita di Stanley Kubrick, la storia senza tempo della ragazzina con gli occhiali a cuore che fa perdere la testa all’uomo più vecchio: lecca lecca e hula hoop alla vita Sue Lyon le dà un’immagine che diventa leggendaria – e a cui sarà difficile sfuggire. L’attrice è morta a Los Angeles a 73 anni, era nata nello Iowa nel 1946, la prima di cinque figli che la morte del padre aveva lasciato in povertà.

A DIECI anni la piccola Sue lavorava già come modella mantenendo così il resto della famiglia. Aveva fatto anche qualche piccola apparizione in programmi televisivi come il Loretta Young Show. Non era sfuggita a Kubrick che aveva chiesto ai produttori di convocarla al casting del film, per la ragazzina – come racconterà in seguito (in una intervista al quotidiano «Liberation») – non era la prima volta ma quella era stata diversa da tutte le altre.

«Mi avevano chiesto se conoscevo la storia e se mi poneva dei problemi interpretarla. Mia madre me ne aveva parlato, avevo capito che trattava di una ragazza che ha una relazione con un tizio più grande, ma non mi preoccupava, era una parte mica dovevo farlo per davvero. Ed è stata l’esperienza più divertente della mia vita».
Sue Lyon ha quindici anni e vince il Golden Globe per la migliore interpretazione, il «New York Times» la definisce «la ninfetta perfetta» – Kubrick aveva sfumato diversi passaggi del romanzo di Nabokov per sfuggire alla censura.

Nonostante il successo – o forse proprio per questo – Lyon non riesce a entrare nello star system, fa fatica a vivere i set, non regge lo stress. Il film seguente, La notte dell’iguana, diventa un incubo da cui esce nauseata: rapporti tremendi con Richard Burton (definito nelle interviste «un porco» che oltretutto non si lava e puzza), e con lo stesso Huston di cui non sopporta le farse. Due anni dopo si allontanerà dal cinema fino a scomparire, forse travolta anche dalla vita.

Nel 1966 gira con John Ford Missione in Manciuria – dove interpreta il ruolo di una missionaria – e nel 1967, insieme a Sinatra la ritroviamo in L’investigatore di Gordon Douglas. Nell’80 l’ultima apparizione in Alligator. Il cinema era ormai un ricordo sgradito.