Per una manciata di giorni Richard Attenborough ha mancato il compleanno numero 91. Sicuramente non sarà questo il suo rimpianto visto che l’ultimo periodo della sua vita è stato contrassegnato da episodi negativi. Prima quel maledetto boxing day del 2004. Per noi è il giorno di Santo Stefano, per tutto il Sud Est asiatico una data terrificante: lo tsunami. In quell’orrore Richard ha perso la figlia Jane di 49 anni e la nipotina Lucy di 15, oltre alla consuocera, mentre due altri nipoti sono sopravvissuti, Samuel praticamente illeso, mentre Alice ha subito gravi danni alle gambe. Per Richard la giornata più brutta che gli sia mai capitato di vivere. Poi, nel 2008, un ictus e una caduta lo costringono su una sedia a rotelle, poi la moglie Sheila Sim, sposata nel lontanissimo 1945, che purtroppo cede alla demenza senile. E lo scorso anno Richard ha deciso di farsi ricoverare presso la stessa struttura assistenziale dove è già ricoverata la moglie.
Un epilogo triste per una vita che lo aveva portato a diventare barone del Regno Unito non per diritto ereditario, bensì per meriti acquisiti con il proprio operato. Nato a Cambridge il 29 agosto 1923 da una famiglia di intellettuali, Richard era il maggiore di tre fratelli, David destinato a diventare un notissimo documentarista naturalista e John che ricoprirà ruoli da dirigente presso l’Alfa Romeo. Allo scoppio della guerra gli Attenborough adottano due ragazzine tedesche di origine ebraica, che avendo poi perso i genitori rimarranno con loro sino al 1950 quando emigrano da parenti negli Stati Uniti. Durante la guerra Richard, che ha frequentato l’Istituto d’arte drammatica perché la sua intenzione era quella di recitare, presta il servizio militare nell’aviazione, aggregato al reparto cinema, dove compie moltissime incursioni aeree lavorando come volontario documentarista e appare anche in un filmato di propaganda (Journey Together) accanto a Edward G. Robinson. Un’esperienza intensa, che gli lascia come segno indelebile una lesione a un orecchio.
Bisogna quindi aspettare la fine del conflitto perché riprenda la sua attività di attore. Prima teatrale, poi anche cinematografico. Una carriera intensa, con picchi di notorietà come quello del 1963 quando interpreta un aviatore inglese in La grande fuga e ancora accanto a Steve Mc Queen in Quelli della San Pablo. Se si volesse credere alla fisiognomica quello di Richard Attenborough è il viso dello stereotipo inglese. Recita e produce poi nel 1969 debutta come regista nel musical Oh, che bella guerra, seguiri da Quell’ultimo ponte (1977) e Magic (1978) in cui già rendeva l’inquietudine di Anthony Hopkins.
Ma la vera svolta avviene con Gandhi nel 1982. Il biopic affidato a Ben Kingsley per il ruolo da protagonista diventa un film epocale, travolto da una valanga di otto Oscar, tra cui film, regia e protagonista. Seguono Chorus Line (1985), Grido di Libertà (1987) Charlot (1992), nessuno però riesce a raggiungere il successo di Gandhi.
Ma nel 1993 torna agli onori delle cronache con Jurassic Park, Spielberg lo ha voluto come John Hammond, il miliardario con il pallino per i dinosauri. Personaggio che tornerà a interpretare anche nel sequel Il mondo perduto – Jurassic Park del 1997, nonostante il romanzo di Crichton avesse previsto la morte del personaggio nel primo episodio. Spielberg ha visto più lontano, ha voluto di nuovo sir Richard e lo ha trasformato in icona. Lui che tante ne aveva viste e fatte sui palcoscenici di Londra e sugli schermi di mezzo mondo era diventato per tutti John Hammond. Probabilmente ne sarebbe fiero anche oggi se gli anni, le contrarietà e il destino non lo avessero portato via.