Scompare con Luigi Di Gianni maestro del documentario, nato a Napoli nel 1926, esploratore del sud che ha lasciato non pochi discepoli nei giovani registi che hanno trovato nei suoi lavori strumenti scientifici e uno sguardo a indicare la strada. A sua volta lui si era ispirato agli studi di Ernesto De Martino, ma soprattutto alla sua stessa esperienza di vita nell’andare alla ricerca di quei misteriosi messaggi che emanava il grande silenzio del meridione all’inizio della sua carriera, un sud non ancora scoperto né travolto dal turismo. Tra i sessanta documentari che ha realizzato Magia lucana del 1958 racconta l’inizio di una ricerca: la Lucania terra di origine del padre, Pescopagano in provincia di Potenza luogo di vacanze della famiglia quando a nove anni, fece la scoperta di un mondo lontano e misterioso, tanto diverso dalla vita romana che aveva conosciuto fino ad allora, folgorato dallo straziante canto funebre di una madre che precedeva la bara del figlio.

QUELLA LONTANANZA, quei ricordi, raccontava, furono la visione che lo spinsero a dedicarsi al documentario, quando era allievo del Centro Sperimentale progettando film di finzione. Ernesto De Martino frequentato a lungo, diventò il suo consulente scientifico per il suo film sulla Lucania. «Mi diceva che non ero adatto per le cose normali, ma per quelle apocalittiche» raccontava e sarebbe infatti finito anche lui ad alimentare il cinema di ispirazione antropologica, con gli antichi riti (La festa della Madonna del Pollino, 1971, Il tempo dell’inizio girato a Matera nel 1974, o raccontare i misteri del tarantismo nella scoperta dei riti salentini di San Donato, il santo che protegge gli epilettici e i malati di mente (Il male di San Donato) così come Gianfranco Mingozzi aveva ripreso le tarantate. Oppure raccontare un popolo fondatore e scomparso (I Messapi tra Grecia e Italia meridionale) senza lasciare tracce «evidenti» a meno di non affacciarsi sul loro santuario che è la Grotta della Poesia proprio dalle parti dove oggi vogliono far arrivare il gas dall’est. Gli sono state dedicate diverse rassegne negli istituti di cultura di Vienna, Monaco di Baviera, Helsinki, Stoccolma, Copenhagen e a Tubinga è stata istituita una fondazione archivio per la conservazione e la diffusione della sua opera.

LA BERLINALE lo ha omaggiato con un programma di cinque suoi film nel 2003. Nella sua lunga attività vi è anche una serie di sceneggiati per la Rai come quello tratto dal Processo di Kafka (1978) con interpreti come Paolo Graziosi, Roberto Herlitzka, Mario Scaccia, Piera Degli Esposti, Milena Vukotic e Leopoldo Trieste, e il suo unico film di finzione girato in Basilicata Il tempo dell’inizio che vinse a Venezia il nastro d’argento nel 1975. È stato presidente della Lucana Film Commission ed è stato docente di documentario al Centro Sperimentale fino al 1997, di tecniche e metodologie degli audiovisivi applicati alle scienze antropologiche a Magistero di Palermo, di regia al Dams dell’Università della Calabria, di antropologia visuale all’Università di Lecce. Nel 2009 ha realizzato Carlo Gesualdo da Venosa (1566-1613). Nel 2013 la Cineteca di Bologna ha curato il restauro dei suoi documentari brevi, pubblicandoli in un cofanetto.