Visioni

Addio Jessye Norman, una diva all’opera

Addio Jessye Norman, una diva all’operaJessye Norman in «Aida» (1974) alla Scala – foto di Ezio Piccagliani

Lutti Morta a 74 anni la celebre soprano americana dalla tecnica impressionante, premiata con quattro Grammy. Una carriera eclettica, tra lirica e lieder, diretta fra gli altri da Mehta, Osawa, Abbado, Maazel

Pubblicato circa 5 anni faEdizione del 2 ottobre 2019

Anche chi non conosce il suo nome ricorda forse il momento di consacrazione del soprano americano Jessye Norman, morta il 30 settembre a New York, a seguito di un grave problema alla spina dorsale. Il 14 luglio del 1989, bicentenario della Rivoluzione Francese, con un gesto oggi difficilmente ripetibile, l’americana Jessye Norman venne chiamata a Parigi per vestire i panni della nazione francese in un memorabile spettacolo concepito da Jean Paul Goude, che la vedeva intonare la Marsigliese ai piedi dell’obelisco di Luxor a Place de la Concorde, drappeggiata da Azzedine Alaia nel tricolore francese. Un’immagine divenuta un’icona grazie all’associazione con una voce di bellezza e potenza straordinarie, con la quale per quarant’anni Jessye Norman ha incantato un vastissimo pubblico, riempiendo teatri e stadi e guadagnandosi un posto fra le grandissime del XX secolo.

NATA a Augusta, Georgia nel 1945 da una famiglia di appassionati di musica, Jessye Norman ha beneficiato delle conquiste ottenute da Marian Anderson, suo dichiarato modello, e Leontyne Price, ma ha dovuto combattere con la segregazione razziale negli anni di formazione. Anche per lei infatti, come per le afroamericane Grace Bumbry e Shirley Verrett, dopo gli studi in patria la strada del successo comincia in Europa: si rivela nel 1968 al concorso di canto della ARD a Monaco, cui segue il debutto nel 1969 come Elisabeth nel Tannhäuser alla Deutsche Oper di Berlino.

I MEZZI VOCALI impressionanti, il colore scuro di una voce di inconsueta morbidezza e duttilità, le garantiscono subito un brillante avvio di carriera, in opere di Haydn, Mozart, Verdi, Wagner e Strauss; ricordiamo le presenze italiane a Firenze, in Deborah di Handel nel 1970 e poi nell’Africana di Meyerbeer, nel 1971 a Roma con Colin Davis e l’Orchestra della Rai in Idomeneo, alla Scala di Milano nelle repliche di Aida diretta da Claudio Abbado. Nel 1972 il debutto al Covent Garden di Londra in una delle parti favorite, Cassandra nei Troyens di Berlioz propizia i successi anche in Francia e in Usa. La sua sontuosa vocalità, accompagnata da una personalità così travolgente da rischiare quasi di soverchiare i personaggi che interpretava, nel periodo di massimo fulgore le permetteva di cantare anche da mezzosoprano, continuando a padroneggiare magnificamente la tessitura del soprano lirico spinto. Jessye Norman divenne un fenomeno di portata internazionale solo nei primi anni Ottanta, dopo un’assenza di cinque anni dalle scene liriche, decisa per rivedere la sua preparazione dedicandosi all’attività di recitalista e concertista, condotta da sempre con risultati di assoluto rilievo, dalla liederistica tedesca alle melodie francesi alla musica vocale di Berlioz, Mahler e Strauss e Schoenberg.

L’ANNO D’ORO è il 1983: canta Hippolyte e Aricie di Rameau al Festval di Aix e debutta come Cassandra al Met di New York, dove canterà oltre ottanta recite fino al 1996. Diventa la voce lirica più nota e pagata del globo, canta per l’insediamento di due presidenti e ancora per le olimpiadi di Atlanta del 1996, mentre a teatro interpreta Didone di Purcell, le eroine wagneriane Kundry e Sieglinde, Arianna a Nasso di Strauss, Les Dialogues des Carmelites e la Voix Humaine di Poulenc, Judith nel Castello di Barbablù di Bartok, Giocasta in Oedipus Rex. Al tempo stesso accresce la carriera discografica (premiata con quattro Grammy), che accanto ai recital include titoli mai affrontati in scena come Fidelio, Salome e Carmen e dischi celebri come il Liebestod dal Tristan und Isolde diretto da Karajan. Soltanto verso l’inizio del nuovo secolo riduce l’attività, comparendo sempre più sporadicamente in concerto, prediligendo talvolta musica jazz e standard.
Nonostante voci e pettegolezzi alimentassero la leggenda di una personalità difficile e capricciosa, Jessye Norman ha avuto la stima dei maggiori direttori del suo tempo, da Bernstein a Davis, da Mehta a Osawa, da Abbado a Maazel; si è sempre impegnata contro il razzismo, in progetti educativi per i giovani, per i diritti civili dei cittadini afroamericani e negli ultimi anni si è distinta per un’attiva e pugnace campagna per i Democratici.

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