L’ultima apparizione è stata poche settimane fa, sugli schermi del festival di Cannes, nella fiaba incestuosa di Valerie Donzelli. È lui, infatti, Jean Gruault, l’anziano e severo giudice che condanna i due giovani amanti incestuosi al patibolo. Marguerite et Julien, l’amore assoluto tra i due fratelli che sfida tabù e proibizioni lo aveva scrittonegli anni Settanta  per François Truffaut con cui Gruault ha diviso per anni l’onda della Nouvelle vague (e non solo). La sceneggiatura non era però mai stata realizzata fino a quando Donzelli, ritrovando i fili di quella lunga storia l’ha portata sullo schermo (e in concorso sulla Croisette).

 
Jean Gruault è morto ieri a Parigi a novant’anni, era nato nel 1924 a Fontenay-sous-Bois. Drammaturgo, scrittore, attore di teatro, librettista d’opera e soprattutto grandissimo sceneggiatore, forse uno dei più importanti della modernità, autore per Roberto Rossellini, Jacques Rivette, François Truffaut, Jean-Luc Godard, Alain Resnais, André Téchiné, Chantal Akerman – per citarne solo alcuni. Senza di lui non sarebbero nati film come Jules et Jim, Les Carabiniers, Suzanne Simonin, la religiosa, Le due inglesi, Mon Oncle d’Amérique e tanti altri ancora.

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L’avventura nel cinema di Gruault comincia negli anni Quaranta, a Parigi, dove lo troviamo nel gruppo di giovani cinefili che animano i cineclub tra il Quartiere latino e lo Studio Parnasse. Nel gruppo ci sono Rivette, Godard, Chabrol, Truffaut, Suzanne Schiffman, Labarthe, Jean Douchet, Claude de Givray, e sarà lì che cominciano a diffondersi irriverenze e pensieri di quella che sarà la futura Nouvelle Vague.
Nel 1958 l’incontro con Jacques Rivette, Gruault scrive la sua prima sceneggiatura, il film è Paris nous appartient. Da lì non si fermerà più. Poco dopo lo ritroviamo accanto a Rossellini sul set di Vanina Vanini (1961), col quale lavorerà ancora in La presa del potere di Luigi XIV.
Intanto Gruault ha iniziato la sua collaborazione con Truffaut che durerà molti anni, e molti film: Le due inglesi, Adele H., La camera verde, Il ragazzo selvaggio… Il loro incontro avviene per Jules e Jim, Truffaut era stato sedotto dal romanzo di Henri-Pierre Roché, e per portarlo sullo schermo chiama Gruault.

 
Nel ’67 esce Suzanne Simonin, la religiosa, dal libro di Diderot, Gruault firma la sceneggiatura insieme a Rivette. Il film scatena uno scandalo per il suo sguardo critico sulle istituzioni religiose (che comunque arriva da un testo del Settecento), sfida la censura e ottiene un grandissimo successo. A partire dal ’75 scrive per Resnais Mon Oncle d’Amérique, La vita è un romanzo, L’Amour à mort ma la sua curiosità continuava a essere vitalissima, al punto che nel 2007 fonda una casa di produzione per produrre Mafrouza, straordinario doc in cinque parti di una giovane cineasta, Emmanuelle Demoris.