Rivederli insieme – prima dei contrasti interni che li ridurranno a trio, i quattro Ricchi e Poveri ovvvero Marina Occhiena, Franco Gatti, Angela Brambati e Angelo Sotgiu inducono a nostalgici tuffi nella memoria dei settanta fra show in bianco e nero, festival di Sanremo e molto altro ancora. Franco Gatti si è spento ieri, a 80 anni, ma dalla morte del figlio ventitreenne nel 2013 non si era mai ripreso. Il gruppo genovese  – dove il «baffo» Franco era la voce tenorile, era stato battezzato così da un’intuizione di Franco Califano perché, diceva il Califfo, erano «ricchi di idee, ma poveri di soldi». Angelo e Franco facevano parte dei Jets dove i due erano, rispettivamente, cantante-sassofonista e chitarrista della band; ed è proprio con questa formazione che compiono le loro prime esperienze discografiche. Quando Belleno lascia il complesso per entrare nei New Trolls, i Jets si sfaldano. Angelo e Franco, grazie all’incontro con Angela, all’epoca cantante dei Preistorici, decidono quindi di costituire un quartetto polifonico, idea che si concretizza nel 1967 subito dopo l’incontro con Marina, amica di Angela. Primi anni da «poveri», l’esplosione nel 1970 e nel 1971 a Sanremo rispettivamene con Che sarà (in coppia con Josè Feliciano) e poi con La prima cosa bella. Poi tour, molti dischi, fino alla scissione del 1981 che portò alla defezione della Occhiena. Il trio si rilancia – soto egida Baby Records – con un repertorio nazional popolare che gli procura hit a ripetizione come: Sarà perché ti amo, Se mi innamoro, Mamma Maria. Tour europei – soprattutto nell’est dove sono adorati – fino a quando nel 2016 Gatti decide di lasciare i compagni di viaggio. L’ultimo coup de theatre è del 2020: la grande reunion sul palco di Sanremo che vede il rientro di Marina Occhiena. Doveva essere la ripartenza, ma il Covid bloccò tutto.