Il dolore civile, composto, familiare e allargato. Ben oltre l’orrore del Bataclan, condiviso fino alla tumulazione nell’isola di San Michele. La bara in piazza San Marco, dopo la suggestione del corteo con i quattro gondolieri in divisa di gala. E il saluto pubblico che eccede perfino protocolli al massimo livello, tricolori di due nazioni a mezz’asta, musica ufficiale. Valeria Solesin era (e per di più rimane) una ragazza inconfondibile, resistente agli stereotipi. Il simbolo della meglio gioventù italiana all’estero ritorna nella «sua Venezia» anche come cifra irriducibile a retorica, propaganda e mistificazione. Il funerale di Valeria toglie ogni alibi perfino...