È possibile, anche se la decisione finale non è stata ancora presa, che l’Italia col costume di Arlecchino stia per essere consegnata al passato. Al posto delle zone multicolori si passerebbe ad altra definizione: aree a basso, medio o alto rischio. Non sarebbe solo un cambio di nome perché le zone a basso rischio dovrebbero corrispondere alle attuali regioni in «bianco». L’ipotesi è ancora allo studio mentre è già certo che cambierà il criterio di valutazione, non più basato sull’indice di contagio Rt. Cosa lo sostituirà non è ancora ben definito. Bisogna trovare il punto d’equilibrio tra diversi indici.

LE REGIONI PUNTANO soprattutto sull’Rt ospedaliero e intensivo. Si entrerebbe in zona ad alto rischio sopra il 30% di presenze nei reparti ospedalieri Covid e sopra il 20% nelle terapie intensive. Però si terrà in massimo contro anche l’incidenza, con limite fissato forse a 150 casi su 100mila persone. A incidere più di ogni altro, anche se magari non ufficialmente, sarà però quello che in realtà è considerato l’indicatore più nevralgico: la percentuale di vaccinati nelle fasce di popolazione a rischio. La scelta di riaprire anche sfidando un margine di rischio dipende tutta da quell’elemento, che sta ora procedendo in maniera soddisfacente. Il punto, comunque, verrà fatto oggi nell’incontro tra i ministri Mariastella Gelmini e Roberto Speranza e le regioni.

GIÀ, MA RIAPRIRE come e quando? La solita sfida. Ieri era riunita la cabina di regia politica, con all’ordine del giorno solo il decreto Sostegni bis il cui varo è già slittato di una settimana. Una soluzione a questo punto dovrebbe essere vicina. Il nodo era il rimborso alle aziende con perdite di almeno il 30%. Doveva essere solo sulla base del fatturato, e resterà tale per quanto riguarda i rimborsi immediati. Ma le aziende avranno poi, a fine anno, la possibilità di ottenere un secondo saldo sulla base dei dati di bilancio e delle dichiarazioni dei redditi. Confermato il ritorno del credito d’imposta sugli affitti mentre è ancora in ballo un ulteriore slittamento sino a fine giugno dell’invio delle cartelle esattoriali, già slittato da fine aprile a fine maggio.

ESAURITO IL CAPITOLO Sostegni Draghi ha lasciato la riunione. A quel punto la ministra Gelmini e con lei Lega e Iv hanno chiesto un confronto con il sottosegretario Garofoli per reclamare la convocazione della cabina di regia sulle riaperture per venerdì prossimo. Richiesta strana, dal momento che la riunione pareva già certa. In realtà è vero che il ministero della Sanità puntava su uno slittamento, sostenendo che i dati davvero eloquenti non saranno quelli del 14 maggio ma quelli del venerdì successivo. La cabina è stata infine convocata per lunedì prossimo. È la solita partita tra la squadra della cautela, guidata dal ministero della Salute, e quella delle riaperture immediate. Speranza preferirebbe di gran lunga rinviare lo slittamento del coprifuoco sino alle 23 ma con le aspettative che si sono create difficilmente riuscirà a evitare che lo spostamento sia sancito già da lunedì prossimo, anche se per arrivare alla mezzanotte ci vorrà quasi certamente una settimana in più. In compenso le riaperture, inclusi locali al chiuso dei ristoranti, procederanno rispettando il criterio base della gradualità.

LA DESTRA DI GOVERNO, Lega e Fi, sembra decisa a non accontentarsi e ha presentato una mozione per le riaperture immediate. La mozione in realtà è molto vaga e priva di date ultimative. Serve soprattutto alle due forze di maggioranza a parare il colpo della mozione sullo stesso tema presentata da FdI. Non di pandemia si tratta, insomma, ma degli equilibri nel centrodestra.