Il compagno Mario entrò nella mia vita una mattina primavera del 1969 fuori al liceo scientifico che frequentavo assieme con suo fratello Gianfranco. Eravamo assediati da un gruppo di neo fascisti con brutte intenzioni: comparve Mario con altri compagni della Fgci tra cui Filippo Furia e Michele Gargiulo, che si frapposero tra noi e i neofascisti e sia con la loro presenza fisica determinata che con argomenti solidi posero fine all’assedio.

Lo ritrovai poi al gruppo napoletano de Il Manifesto e da lì inizio una lunga amicizia e solidarietà umana e politica durata fino ad oggi,
Mario ha attraversato tutta la vicenda politica della sinistra comunista napoletana conservando intatta la sua ricerca di una giustizia sociale innovativa e sviluppando una radicale umanità che poneva al centro della azione la comprensione delle persone nella pienezza della loro esistenza e aspirazioni. Con Anna, coraggiosa dirigente popolare e comunista nella Napoli degli anni “60, stabilì un sodalizio di reciproco affettuoso, amorevole sostegno morale e ideale che li ha accompagnati, non senza gli inevitabili contrasti, assieme ai loro figli Valeria e Enrico fino ad oggi.

L’impegno politico di Mario è stato un’intensa ricerca di innovazione della sinistra. Da segretario della Federazione giovanile comunista a primo corrispondente del quotidiano Il Manifesto, da dirigente nazionale del Pdup a parlamentare e Consigliere Comunale di Napoli ha sempre guardato alla società senza settarismi, sollecitando il protagonismo dei militanti nell’azione politica che traguardasse gli interessi di parte ponendo il tema dell’unità sociale e politica come terreno di costruzione di una nuova sinistra all’altezza delle sfide della contemporaneità e mantenendo saldi i principi di eguaglianza e solidarietà sociale tesi a fornire all’intera società un orizzonte inclusivo e di progresso condiviso. Mario ha avuto la forza, negli anni “70 di rompere con il Pci, sua casa madre difesa anche fisicamente dagli attacchi neofascisti, di costruire il gruppo politico del Manifesto napoletano facendo da ponte tra i compagni usciti con lui, tra tutti ricordo Massimo Caprara e Liberato Bronzuto, e una leva giovanile attratta dalla spinta per un “nuovo comunismo” proposta dai compagni fondatori della rivista, del quotidiano e del gruppo politico de il manifesto.

Mai settario, sempre attento alle idee innovative che il movimento del “68 poneva alla sinistra, resta sempre pronto a praticare la strada dell’unità politica delle forze di sinistra assumendo le istanze sociali prodotte dalle lotte operaie e popolari come terreno di ricerca e sviluppo di assetti sociali progressisti e inclusivi di tutta la società meridionale e del Paese.

Non sono mancate amarezze e contrasti nella sua vita, ma non ha mai ceduto alla rivendicazione individualistica, anzi trovando forza nella tradizione di pensiero laico, marxiano, rilanciava sempre in concrete sfide politiche il suo pensiero sociale e umano.
Grazie Mario con la tua inarrestabile simpatia ci lasci una lezione di vita che è bene per tutti non dimenticare. La terra ti sia lieve.

Alla famiglia di Mario Catalano, a chi gli ha voluto bene ed è stato vicino alle sue lotte di una vita come i compagni dell’ex Pdup, l’abbraccio del collettivo de il manifesto