Di tutti gli autori che hanno fatto la storia della Marvel Comics, Steve Ditko è sempre stato il più schivo. Una manciata di foto in circolazione, quasi tutte datate Anni Sessanta. Bianchi e neri sgranati, colori desaturati. E pose operaie, da Stakanov del disegno, matita in mano e un tavolino ingombro di tavole «in progress». O al telefono, probabilmente a discutere con Stan Lee. L’unico testimonial riconosciuto delle visioni che nei favolosi Sixties, smaltite le sbornie propagandistiche del Secondo conflitto mondiale e le cacce alle streghe del dottor Fredric Wertham, stavano tornando a incatenare i ragazzini ai comics books. Mentre i suoi eroi spopolavano sullo schermo nei blockbuster prodotti dalla Casa delle Idee, lui se n’è rimasto chiuso nel suo appartamento di Manhattan fino al 29 giugno scorso, rifiutando ogni contatto con reporter e fan.

Perché come dichiarato durante una rara intervista, «Quando lavoro, non è la mia personalità che offro ai lettori, ma la mia arte». Quando l’hanno trovato, stroncato da un infarto a 90 anni, se n’era andato da un paio di giorni. Ora Ditko torna a riempire gli occhi del mondo: perché tutti coloro che hanno vissuto la cosiddetta «Era Marvel dei Fumetti» stanno postando sui social le sue vignette e splash pages più belle. Il nome di Ditko è legato a doppio filo all’Uomo Ragno, lanciato sul numero 15 di Amazing Fantasy datato agosto 1962 e destinato a un clamoroso successo.

Sua l’idea della maschera con gli occhi da insetto, dei lanciaragnatele da polso, del ragno segnale. Suo quello stile inconfondibile, allucinato e iper-dettagliato, così diverso da quello piacevole e muscolare di tanti suoi colleghi. Una vetta della Nona arte, cui presto sarebbero seguiti lo strepitoso, lisergico Doctor Strange, Hulk, Iron Man. E poi, altri eroi, altre avventure: The Creeper e Shade – L’uomo cangiante per DC Comics, senza contare un sorprendente Indiana Jones datato metà Anni ’80.

Il suo ultimo lavoro per il fumetto popolare prima dell’uscita di scena è una storia de «I Nuovi Dei» realizzata sempre per DC Comics all’inizio degli anni 2000. Da allora in poi, aveva continuato a pubblicare saltuariamente per Robin Snyder, conoscente di lunga data ed ex editor della Charlton Comics. «Li faccio perché è tutto quello che mi lasciano fare», diceva dei suoi ultimi lavori. Perché non è mica detto che i bravi artisti siano bravi a vendersi.