Solo alcune settimane fa era scomparso Takao Saito, autore del popolare e fluviale manga Golgo 13, e nella giornata di ieri è stato reso noto che lo scorso otto ottobre se n’è andato, a 89 anni, anche Sanpei Shirato, uno degli artisti che più hanno lasciato il segno nell’arte del fumetto giapponese, dal dopoguerra in poi. Shirato, il cui vero nome all’anagrafe era Noboru Okamoto, nasce a Tokyo nel 1932, e viene influenzato sia artisticamente che politicamente dal padre Toki Okamoto, pittore in prima linea nel movimento proletario giapponese. Shirato comincia già giovanissimo con il kamishibai, un teatro di strada dove le storie vengono raccontate attraverso disegni ed una voce narrante. Negli anni cinquanta, sposta il suo interesse verso il fumetto e più precisamente verso i kashihon, manga realizzati esclusivamente per il noleggio, e inizia così a realizzare storie con protagonisti i ninja. Ma l’approccio che Shirato adotta per rappresentare questi guerrieri genera uno scarto che caratterizzerà, con tutte le varianti del caso, quasi tutta la sua opera negli anni a venire. Se il periodo in cui Shirato ambienta le sue storie è quello del Giappone feudale, le vicende che racconta riflettono molto di ciò che accadeva al tempo in cui il manga, o gekiga come spesso vengono definite le sue opere in quanto più serie, fu creato. Ma d’altro lato toccano anche tematiche sempre attuali, come le ingiustizie sociali e le ineguaglianze di classe, una realtà sempre in divenire e in lotta, punteggiata da sprazzi di violenza. Questo ci porta all’altra caratteristica che domina le opere di Shirato, un realismo espressionista sia stilistico che tematico, che è spesso pessimismo verso l’umanità e tutti i suoi (anti)eroi, di solito imperfetti e tormentati da atroci dubbi esistenziali.

Il fumettista Sanpei Shirato

UNO DEI SUOI PRIMI LAVORI degni di nota è Ninja bugei-cho, storia dalle forti venature marxiste, tanto che diventò una delle letture preferite degli studenti universitari dell’epoca e di conseguenza anche di molti artisti che con le proteste studentesche si legarono. Non è una sorpresa allora che di quel lavoro ne esista un’affascinante trasposizione cinematografica, Ninja bugei cho (Band of Ninja), ad opera di Nagisa Ōshima, regista che nel 1967 filma le tavole del manga e aggiunge narrazione ed effetti sonori per realizzare uno dei suoi più riusciti esperimenti cinematografici. Un’altra tappa fondamentale del percorso artistico di Shirato arriva nel 1964 quando partecipa come una delle firme protagoniste su Garo, rivista storica e diventata di culto dedicata a fumetti d’avanguardia ed illustrazioni sperimentali. Garo nasce anche dall’impeto di contrastare una certa immagine dei manga, quella dal tratto dolce e le cui storie erano dedicate ai più piccoli, come nei fumetti di Osamu Tezuka ad esempio, ed in questo senso, le illustrazioni e le storie create da Shirato incarnano alla perfezione il nuovo modo di intendere quest’arte. Su Garo Shirato pubblica quello che forse si può ritenere il suo capolavoro, Kamui den, ancora una volta il protagonista è un ninja ribelle e in fuga, in una storia dove i samurai sono privati della loro patina dorata e d’onore, ma descritti per quello che erano storicamente, violenti oppressori che il più delle volte sfruttavano i più deboli o chi era in difficoltà.

LE SUE TAVOLE ed il tratto da lui usato, che spesso potrebbe sembrare grezzo, ma che in realtà è funzionale alla forza cinetica che voleva imprimere alle scene di battaglia e nei duelli, ma altre volte, specialmente nei passaggi più riflessivi, diventa quasi un tratto classico, debordano di un senso di rabbia contro l’abuso di potere e le ingiustizie. Shirato è sempre stato attratto dai comportamenti e dalle meccaniche di gruppo sia degli uomini, ma anche degli animali, e profondamente interessato anche alla vita selvaggia degli animali visti come microcosmo a sé stante.
Questo lo ha portato nei primi anni sessanta a realizzare Shiton dobutsu-ki, una serie di volumi dedicati alla vita selvatica di alcuni animali, tratti dagli scritti del naturalista Ernest Thompson Seton, ma anche a includere nella saga di Kamui delle splendide tavole sulle strutture di potere operanti nella società delle scimmie. Naturalmente nel corso della sua lunga carriera Shirato ha disegnato e creato molto, fumetti per ragazze inclusi, ma rimarrà nella storia del manga per il modo in cui ha saputo rinnovare l’arte del fumetto, donandole atmosfere crude ma maestose e personaggi ribelli e anarchici