Il suo esordio nel cinema italiano produsse l’effetto di un terremoto linguistico, con Immacolata e Concetta del 1980 e Le occasioni di Rosa dell’anno successivo Salvatore Piscicelli aveva cambiato i connotati del racconto cinematografico.
La sua scomparsa avvenuta domenica all’età di 76 anni (era nato a Pomigliano d’Arco nel 1948) può fare molto riflettere sullo spreco di talenti nel nostro cinema. Un lungo silenzio lo ha accompagnato negli ultimi anni, con difficoltà produttive che ne hanno bloccato a lungo i progetti e anche in fondo il desiderio di lottare in un panorama sempre più standardizzato, affrontando logiche che disprezzava. Ha perseguito una volontà di indipendenza per mantenere il suo sguardo politico libero da condizionamenti, ma non ha smesso di scrivere e progettare.

IL SUO CINEMA era nato da un lungo e appassionato lavoro teorico, di ricerca e critica, di scrittura ed elaborazione, nato con la frequentazione assidua di cinema e cineclub, a lungo collaboratore della Mostra di Pesaro dove aveva iniziato scrivendo i testi di approfondimento che accompagnavano le rassegne e che costituivano la ricchezza del festival, con gli articoli pubblicati su quotidiani e riviste, con un lavoro documentaristico come La canzone di Zeza. Il carnevale popolare a Pomigliano, Il rifiuto del lavoro, Bestiario metropolitano in sei puntate (tra cui uno dedicato a James Senese) per Rai Campania (1980), in un periodo di grande trasformazione culturale e politico in tutta l’area napoletana. Ha sfiorato e driblato posizioni stabili e carriera accademica, ha regalato al cinema italiano con un gesto di nobile understatement solo una piccola parte di quello che avrebbe potuto realizzare.

Salvatore Piscicelli

NAVIGATORE solitario (ma in compagnia di Carla Apuzzo cosceneggiatrice e metà del cuore dei suoi film, con cui ha condiviso vita e autoproduzioni e alla quale va il nostro abbraccio), chi ricorda le secche degli anni Ottanta conoscerà i labirintici percorsi che un autore indipendente doveva affrontare per non farsi risucchiare da finanziamenti pubblici e televisioni private.
La sorpresa di Immacolata e Concetta (Pardo d’argento a Locarno) e poi di Le occasioni di Rosa ci costringevano a confrontarci con una visione anomala della cultura popolare napoletana introiettata, nel primo caso con quell’ambiente rurale dove una inedita storia d’amore tra donne toccava note da melodramma ma come congelate. Il secondo con memorabile visione di periferie che per la prima volta assumevano toni sottoproletari fiabeschi anche grazie all’incedere di una giovane attrice in stato di grazia come Marina Suma (che vinse il David di Donatello). E di questo periodo fa parte anche Blues metropolitano (1985) che riunisce Isa Di Benedetto, Marina Suma oltre a Tullio De Piscopo, Pino Daniele, Tony Esposito, tutti protagonisti della nuova scena musicale napoletana, ancora una volta a individuare le grandi trasformazioni sociali avvenute nella città, sensa dimenticare il terremoto dell’Irpinia di cui si avvertono in vario modo le tracce in tutti i tre film di questa ideale trilogia che a dispetto di passioni travolgenti e interventi musicali, va in controtendenza rispetto alla rappresentazione della «napoletanità», fissandone le componenti di freddo dolore, spiazzamento, anomia.

E SI CONCENTRANO su figure di donne, parte per il tutto, simboli, alter ego di una città, una ricerca che continua con Regina, ancora con Ida Di Benedetto fino all’ultimo Vita segreta di Maria Capasso (2019) con Luisa Ranieri, film ricco di riferimenti ad autori come Douglas Sirk o Fassbinder dopo averne prosciugato il pathos. La sua attenzione alle trasformazioni sociologiche lo portano a realizzare Baby gang nel 1992 dove il fenomeno dei bambini spacciatori era già stato individuato da lui almeno dieci anni prima. E poi di seguito Il corpo dell’anima (1999), Quartetto (2001), Alla fine della notte (2003) ma una serie di progetti sono rimasti bloccati.
La magnifica ossessione, il cinema di Salvatore Piscicelli a cura di Alberto Castellano (Martin Eden edizioni) appena uscito, è il libro che offre attraverso vari saggi e una lunga intervista, un incontro appassionante con il regista.