Alle 15:06 di martedì 16 ottobre ho ricevuto un messaggio da parte di Pietro Biancardi, editore Iperborea. Il mezzo utilizzato per scrivermi è stato uno smartphone ma la comunicazione aveva il sapore di un vecchio telegramma: «Morto Paasilinna».

Arto Paasilinna, nato nel 1942 a Kittilä, Lapponia, una vita da guardaboschi, da giornalista e poi da scrittore di romanzi tradotti in 45 lingue e definiti di genere umoristico-ecologico. Un universo che ricorda quello del regista finlandese Aki Kaurismaki, in cui convivono humour nero e vicende surreali, dove la natura diventa rifugio per i protagonisti. Storie on the road ma nella foresta, con giornalisti che fuggono dal lavoro inseguendo una lepre e la sua libertà. Paesaggi con cassette della posta nel bosco. Autobus con a bordo aspiranti suicidi in gita con meta finale al burrone. Il figlio del Dio del tuono che, in cerca di adepti, imita la religione cattolica e si fa persona, finendo a lavorare in una bottega d’antiquario. Noti brucia-chiese che lasciano in eredità fondi per costruire templi.
La galleria di personaggi e di luoghi, insomma, potrebbe andare avanti per molto. La spiegazione del come mai fossi il destinatario della notizia è che l’anno scorso per celebrare Paasilinna e Emilia l’elefante, il suo diciassettesimo romanzo pubblicato in Italia da Iperborea, l’editore mi ha proposto di «inventarmi qualcosa».

Ho chiesto di spedirmi tutti i libri ed è nata la performance Opera Omnia, 17 libri di Arto Paasilinna in 58’ e 30”. L’idea era di leggerli tutti in meno di un’ora al pubblico del festival i Boreali. Per due settimane sono passato da L’anno della lepre, long-seller con più di 120mila copie vendute, a Piccoli suicidi tra amici, da Prigionieri del paradiso a Lo smemorato di Tapiola.

Nel leggere compulsivo perdevo di vista le copertine e intrecciavo personaggi e storie, sottolineavo dialoghi e descrizioni che poi univo come un puzzle per creare un’unica trama. Ecco un esempio: «Dà una certa sensazione di leggerezza non sapere chi si è, da dove si viene e dove si va. Taavetti Rytkonen, sessantotto anni, si trovava esattamente in quella situazione. Era in viaggio, ma non aveva la minima idea di dove fosse diretto né ricordava da dove venisse». «Posso esserle d’aiuto», chiese il tassista Seppo Sorjonen. «Mi sento sulla spalle come un carico di pietre e poi un’angoscia e a volte mi capita di piangere per molte ore di seguito», disse la vedova Santeri al miglior amico dell’orso, il pastore Oskari Huuskononen. «Non ho appetito, è orribile apparecchiare per una persona sola, quando per più di quarant’anni si è fatto da mangiare per due». Il suo amico medico, Jakko Kivisto, constatò che di salute stava bene e alla domanda della vedova su quanti anni avesse ancora da vivere rispose: «Come minimo altri dieci anni, probabilmente venti». «Ma è terribile», gemette la vecchia. Due carri funebri intanto ingaggiarono una gara mortuaria su autostrada. All’interno delle bare, i volti cerulei di Elsa e Amalia ripresero colore, le labbra rifiorirono come rose, le rughe scomparvero, e dai corpi appassiti, ora di nuovo palpitanti di gioventù, presero forma due meravigliose creature celesti. Volarono da Sulo Auvinen, professione angelo custode, per dirgli: «Siamo venute a invitarti al nostro funerale».

«Vi potrà sembrare il lavoro di un malato mentale, e in effetti è così: ho avuto una depressione che mi ha fatto uscire di testa, ai tempi del mio fallimento e del divorzio», Leo Valkama aveva perso tutto ed era stato ricoverato in terapia per tre mesi.
E visto che tanto ormai era pazzo si era detto una mattina, perché non fare una vera pazzia? Costruire un sommergibile non veniva così caro come credeva la marina finlandese.
Opera Omnia si chiudeva con un documento ritrovato nell’archivio Iperborea, sezione Lettere belle di lettori vari: «Da qualche tempo a questa parte ho preso l’abitudine di leggere un certo numero di libri da voi pubblicati. L’ultimo che ho amato è stato L’anno della lepre.
Ultimamente però sono stato costretto a ridurre tali acquisti in considerazione del mio attuale stato di disoccupato. Comunque spero di riprendere in un futuro non troppo lontano il mio ritmo abituale».