Il lavoro critico di Mario Lavagetto è già all’origine uno straordinario paradosso: colui che sarebbe divenuto un teorico della letteratura di rango internazionale (e ufficialmente titolare per decenni di una cattedra di Teoria della letteratura) non era affatto uno studioso dottrinario, né era disposto a trattare i referenti di un amore longevo (i grandi narratori francesi dell’Otto/Novecento, da Stendhal a Proust, gli ex lege italiani mai canonizzati come Svevo e Saba) alla stregua di pretesti o di esemplari utilizzabili per un disegno che li trascendesse e dunque, in cuor suo, li profanasse. Non è un caso che Mario Lavagetto non...