Il posto che occupa Marco Rosci nella cultura storico-artistica del Novecento italiano è soprattutto legato a una stagione gloriosa: gli anni sessanta quando, nel solco di Giovanni Testori «in Valsesia socius», riscopre un settore fino a quel momento negletto dagli studi: il Seicento lombardo. Un Seicento lombardo che – contro le moderne letture estensive del «Barocco lombardo» (dove Barocco si pensa sia sinonimo di vendibilità) – è «interpretativo» e «parziale», giocato su suggestioni letterarie, Manzoni in primis, che diventano la chiave per spiegare il secolo, un secolo che si chiude poco oltre il 1630. Il novarese Rosci, classe 1928, si...