«Giro solo le cose che mi piacciono, e non giro quelle che non mi piacciono. Per questo motivo, c’è il rischio che molti accademici arruffino le penne se i miei film vengono definiti etnografici. Sono troppo soggettivo per essere un etnografo che si rispetti», diceva Les Blank a Nicolas Rapold in un’intervista del 2011 pubblicata sul Village Voice.

Il settantasettenne filmmaker di Tampa è morto domenica a Berkeley, dove viveva da decenni e aveva brevemente studiato da giovane. Era da anni malato di cancro, secondo quanto dichiarato da suo figlio Harrod.

Quelle cose che piacevano di più a questo anomalo poeta del documentario americano, avventuriero di microcosmi regionali di cui i suoi film rimangono spesso le ultime testimonianze, erano la musica e la cucina. Dizzie Gillespie (uno short del 1965), il chitarrista blues Lightnin’ Hopkins (1968), il violinista degli Appalachi Tommy Jarrell (Sprout Wings and Fly, del 1983), lo zydeco (Hot Pepper, 1973) l’arte del tea in Cina (All in This Tea, 2007), del gumbo in Louisiana e quella del pollo alla griglia erano gli obiettivi della sua cinepresa – per anni una Aton 16mm, ma si era recentemente convertito al video.

Che inseguisse soggetti che avevano a che fare con il gusto (Garlic is as Good as 10 Mothers è interamente dedicato all’aglio) e l’udito non stupisce perché, in un certo senso, Blank era un filmmaker «dei sensi», che spesso, piuttosto di osservarlo, condivideva il punto di vista dei suoi soggetti. Un saggista idiosincratico, formato dalla brezze e dalla controcultura della California (battezzò la sua casa di produzione Flower Films, nel 1967) piuttosto che dalla tradizione americana del documentario che si è sviluppata sulla East Coast.

«Cerco di mantenere un punto di vista esterno, ma i miei sentimenti entrano inevitabilmente nel film», aveva detto ancora a Rapold. «Potevi chiamarlo un etnografo, un etnomusicista o un antropologo. Era interssato a certe culture di cui la maggioranza degli americani oggi non conosce nemeno l’esistenza. Girava quello che voleva, lo catturava magnificamente e oggi quei soggetti sono scomparsi, obliterati dall’omogeneizzazione della nostra cultura», ha dichiarato Taylor Hackford, un grande estimatore del lavoro di Blank e l’attuale presidente della Directors Guild of America.

Con 42 film in 50 anni di carriera, quasi tutti autodistribuiti e molti dei quali di durate «scomode» per i circuiti festivalieri e televisivi (si tratta spessissimo di mediometraggi) Blank risulta probabilmente meno conosciuto di Wiseman, Pennebaker o dei fratelli Maysles. E il suo lavoro è meno visto. Il suo film più famoso rimane Burden of Dreams, ipnotico backstage delle riprese di Fitzcarraldo sul cui set peruviano Werner Herzog (un regista diversissimo da lui) lo aveva invitato dopo che Blank lo aveva immortalato mentre cucinava (in grasso d’anatra e imbottite d’aglio) e poi si mangiava un paio di scarpe. Era la posta in gioco di una leggendaria scommessa con Erroll Morris che Herzog aveva perso. Il film, del 1979, si intitolava Werner Herzog Eats His Shoe.

Les Harrod Blank era nato a Tampa, in Florida, nel 1935. Aveva studiato a Andover, New Orleans e Tulane, dove laureò in inglese pensando di diventare uno scrittore. L’amore per il cinema (studiato brevemente alla Usc) iniziò grazie a The Seven Seal, di Ingmar Bergman. L’ultima grande retrospettiva gli è stata dedicata dal Moma di New York, nel 2011.