Nell’Old Town di Chicago, il quartiere residenziale di periferia con le case vittoriane di mattoni rossi e gli edifici sfarzosi disegnati da architetti di fama, c’è il noto comedy club, Second City e altri locali dove i principianti del teatro e della musica si fanno le ossa. All’Earl di Oldtown, un ritrovo di appassionati folkcountry (purtroppo non esiste più), nell’estate del 1971 si esibisce John Prine, un giovane chitarrista dal volto rotondo e la voce mielata, ex postino e ex militare, racconta Sam Stone, un veterano del Vietnam tornato a casa in famiglia da tossicodipendente per i dolori di una scheggia di granata, «There’s a hole in daddy’s arm where all the money goes / And Jesus Christ died for nothing, I suppose» dice il ritornello del brano (che sarà poi cantato da tanti, tra cui Al Kooper e Johnny Cash e ispirerà Bob Dylan e Roger Waters).

KRIS KRISTOFFERSON e Paul Anka ne rimangono colpiti e gli fanno avere un contratto discografico con l’Atlantic. L’album col suo nome (per la rivista «Rolling Stone» nella top ten degli album più tristi del country) è un florilegio di storie dell’America profonda, tra Mark Twain e Raymond Carver, la coppia di anziani abbandonati dai figli in un ospizio, un detenuto che traffica per un pranzo di Natale dietro le sbarre, una moglie disillusa dal matrimonio che scappa a vedere il rodeo, intonate con un parlato colloquiale, molto understatement e parole interessanti.

UN AUTENTICO poeta della vita quotidiana, confermato da altre canzoni che segnarono un’epoca, specchiandosi nei diseredati dell’american dream, con un umorismo appena accennato, Angel from Montgomery, Hello in There, Speed of the Sound of Loneliness. E aveva continuato i suoi esperimenti musicali con Pink Cadillac (1979) dove risciacquò le sue canzoni in forma rockabilly con la produzione di Sam Phillips, «lo scopritore» di Elvis Presley. Nel 1980 si trasferì a Nashville dove fondò la sua etichetta indipendente, Oh Boy, senza mai raggiungere il grande successo però godendo di stima diffusa e incondizionata. Ha fatto musica per mezzo secolo e il suo canzoniere è stato interpretato dai grandi del rock d’oltreoceano come Bonnie Raitt, Carly Simon, Bette Midler, the Everly Brothers, Joan Baez e anche Bruce Springsteen lo apprezzava profondamente. Nel 1999 aveva inciso In Spite of Ourselves, un album di duetti con star del country come Emmylou Harris e Iris DeMent.

JOHN PRINE è morto martedì per le complicazioni del Covid-19, ricoverato da settimane in un ospedale del Tennessee. Aveva 73 anni. Il cantautore, dotato di un fingerpicking di gran classe, ha vinto in carriera due Grammy Awards nel 1991 e nel 2005, entrambi nella categoria Best Contemporary Folk Album ma era stato devastato da una terribile malattia alla gola nel 1997 che aveva reso molto più ruvido il suo canto. Negli anni duemila era tornato a brani antimilitaristi con Some Humans Ain’t Human, dove irrideva il presidente Bush per la guerra in Iraq.