Non pochi direttori sono stati colpiti da morte improvvisa durante un concerto o una prova, prezzo terribile pagato per vite intense, ma anche snervanti e faticosa. Per l’inglese Jeffrey Tate la morte è arrivata ieri ugualmente inattesa, mentre visitava l’Accademia Carrara di Bergamo, uno splendido museo di quell’Italia che ha profondamente amato e alla quale ha dedicato parte importante della sua attività, specie nell’ultimo ventennio.

 

 

La sera  prima aveva diretto la Nona Sinfonia di Mahler a Trento con l’orchestra di Haydn e i giovani del conservatorio, aveva da poco diretto al Maggio Fiorentino e sarebbe tornato l’8 giugno a Torino sul podio dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai di cui è stato direttore ospite e dal 2011 direttore onorario, con un un repertorio da Bach a Mahler.

 

 

Figura singolare di chirurgo oftalmologo innamorato della musica, Tate svolse un lungo e prezioso apprendistato accanto a Georg Solti al Covent Garden, poi con Karajan, Colin Davis e con Pierre Boulez, che lo scelse come assistente per il leggendario Ring wagneriano del 1976 con Chereau. Affetto da spina bifida dalla nascita, non si lasciò scoraggiare dalle difficoltà o da prognosi mediche che dubitavano superasse il mezzo secolo di vita: debuttò dirigendo Carmen in Svezia nel 1978 e raggiunse in pochi anni il podio delle maggiori orchestre internazionali.

 

 

In un’epoca  di florida attività discografica le sue qualità di interprete misurato ma personalissimo del repertorio classico romantico, da Haydn a Schubert, da Mozart a Beethoven, rimangono ben testimoniate, specie grazie alla lunga collaborazione con la English Chamber Orchestra. In patria peraltro diresse poco, preferendo gli Usa e soprattutto l’Europa continentale,Francia,Germania (con l’orchestra sinfonica di Amburgo), Vienna e l’ Italia, dove fu direttore musicale del Teatro di San Carlo di Napoli dal 2005 al 2010. Interprete d’opera che alla maestria tecnica univa umanità profonda e inquietudine febbrile, era apprezzato in Mozart come in Wagner e Strauss. Nel ricordo di chi scrive rimangono, fra i tanti, i ricordi di Ariadne au Naxos di Strauss alla Scala, le recite travolgenti di Die Walküre e Götterdämmerung alla Fenice di Venezia e il prezioso Königskinder di Humperdink al Teatro di San Carlo di Napoli.