«Grazie per essere venuto, e arrivederci!» Così Bill Murray avrebbe sommariamente liquidato Ivan Reitman pochi minuti dopo il loro primo incontro, durante il quale il regista/produttore canadese aveva osato offrire dei suggerimenti a un gruppo di giovani attori -oltre a Murray, John Belushi, Gilda Radner, Harold Ramis e Brian Doyle-Murray- impegnati nelle prove per il National Lampoon Show. Imparata «la lezione», Reitman, mancato nel sonno, sabato, a settantacinque anni, avrebbe fatto tesoro della qualità anarchica, non lineare, di quella comicità dirigendo Murray in quelli che rimangono i suoi film migliori e più irriverenti, Meatballs- Polpette (1979) Stripes – Un plotone di svitati (1981) e Ghostbusters (1984).

«LA NOSTRA FAMIGLIA sta piangendo la scomparsa inaspettata di un marito, padre e nonno che ci ha sempre insegnato a vedere la magia della vita. Ci conforta sapere che il suo lavoro ha portato felicità e risate a moltissime persone in tutto il mondo. Mentre soffriamo privatamente, speriamo che chi conosce i suoi film lo ricorderà per sempre», dice la dichiarazione rilasciata alla stampa dai tre figli del regista, Jason, Caroline e Catherine. Nato nel 1946 in Cecoslovacchia, dove suo padre (ebreo di origine ungherese, come la madre, sopravvissuta ad Auschwitz) era proprietario della più grossa fabbrica d’aceto del paese, Reitman è cresciuto a Toronto dove i suoi si sono trasferiti quando aveva quattro anni. I primi cortometraggi risalgono agli anni studenteschi, presso la McMaster University. Mentre il passaggio alla regia del lungometraggio arriva con le commedie d’exploitation Foxy Lady e Cannibal Girls, con Eugene Levy e Andrea Martin, entrambi interpreti di SCTV, la serie televisiva a sketch comici ideata dal leggendario gruppo d’improvvisazione Second City, dove si è formato anche Danny Aykroyd, un altro amico di gioventù. Reitman avrebbe trovato la sua identità in quella marca di comicità antiautoritaria ed edonistica, poi confluita in «Saturday Night Live» e, da lì, nella realizzazione di Animal House, di cui è stato produttore. Shivers – Il demone sotto la pelle e Rabid – Sete di sangue, due dei primi film di David Cronenberg, che Reitman ha prodotto negli anni settanta, rimangono infatti delle anomalie in una filmografia quasi interamente caratterizzata dalla commedia. Fondamentale in quel senso il sodalizio con Harold Ramis.
Entrambi scritti dal geniale attore/sceneggiatore/regista di Caddyshack – Palla da golf e Groundhog Day – Ricomincio da capo, e interpretati da Murray, Meatballs e Stripes sono in un certo senso declinazioni (al campeggio, e in caserma) della premessa di Animal House. Ancora su sceneggiatura di Ramis, qui anche interprete, Ghostbusters è la svolta originale nel fantasy comico e un megasuccesso planetario a sorpresa che siglò per sempre il destino hollywoodiano e, sempre più mainstream, di Reitman. Il sequel, nel 1989, voluto dallo studio, fu un successo ma non è altrettanto ispirato.

REITMAN SI RIFIUTÒ di dirigere un terzo Ghostbusters, dopo la morte di Ramis, lasciando a Paul Feig il compito di farsi carico della vituperata versione al femminile di cui non c’era assolutamente bisogno. Ghostbusters: Afterlife, uscito l’autunno scorso, e diretto da suo figlio Jason, ha rappresentato un riavvicinamento creativo/emotivo alla franchise. Gli anni novanta lo vedono muoversi sempre di più in direzione di una comicità «da multiplex», più scritta, patinata e strutturata di quella di Second City. È stata un successo l’idea di usare Arnold Schwarzenegger in chiave umoristica (Twins, Kindergarden Cop, Junior…). Ma il suo film migliore di quella decade è Dave, una commedia più sottotono, tra Capra e Twain, con Kevin Kline alla Casa bianca. Sempre più impegnato in veste di produttore e meno attivo alla regia (l’ultima è del 2014, Draft Day, con Kevin Costner) Reitman, riconoscendo le sue radici nel (faux) documentario Frat House (Sundance 1998), ha prodotto Road Trip, di Todd Phillips, lanciando così la carriera hollywoodiana del regista di Joker.