La Milano degli anni ’60, il bar Giamaica, Piero Manzoni, Bruno Munari, e la Orti Film. Si è spento a 90 anni Giulio Cingoli, geniale animatore milanese, anche se nato a Ancona,e soprattutto fondatore della Orti Film, con altri marchigiani, Nicola Falcioni, Margherita Saccaro, Giancarlo Carloni. Chi si è occupato anche un po’ di animazione in Italia, sa quanto la Orti Film e Giulio Cingoli si siano adoperati per rinnovare il cartone animato al cinema e in tv, per sperimentare e sperimentare nuove tecniche e nuove idee. Prima con piccole animazioni per i programmi della Rai degli anni ’60, addirittura una delle prime sigle animate per la Tv dei Ragazzi, «Saltamartino», poi all’interno delle produzioni della Gamma Film di Roberto Gavioli, poi in proprio, fondando appunto la Orti Film nella sede storica di via degli Orti d’Alimbert.

Se Roberto Gavioli intuì da subito le possibilità che offriva Carosello rispetto a quello che altri animatori pensavano, inglobò da subito, assieme a altri animatori, la penna di Giulio Cingoli e dei suoi amici marchigiani. Sia per Carosello, la spettacolare prima serie per la Vegetallumina, sia per produzioni più artistiche, come fu il piccolo capolavoro «sbagliato» La lunga calza verde, medio metraggio voluto all’interno delle celebrazioni del Centenario dell’Unità di Italia. Cingoli e i suoi uomini dettero vita ne La lunga calza verde gran parte di quello che avevano provato per una serie di pubblicità a colori per il cinema per il brandy Stock.

La rottura tra Cingoli e Gavioli, che provocò un vero shock all’interno dell’animazione milanese, in qualche modo bloccò il grande sogno produttivo di tutti e due che, partiti con un piccolo studio di cinque persone, era arrivato in poco tempo alle trenta, con una sede, chiamata addirittura Cinelandia, che diventerà nel tempo Milano 2. L’idea, che sia Cingoli che Gavioli covano da subito, è quella del lungometraggio, più colto, per il primo, che cerca di rifarsi alla nostra pittura, classica e contemporanea, dietro sentiamo Burri e Manzoni, Munari e i Castiglione, più popolare per il secondo, imprenditore in espansione. Cingoli se ne va, come racconta nella sua autobiografia, Il gioco del nuovo mondo, quando Gavioli non gli riconosce il suo ruolo di autore del film.

Pifarerio, colonna della Gamma Film, cerca di fermare Cingoli: «Solo Roberto è in grado di costruire qualcosa, ma c’è bisogno di uno come te per le idee e lo stile. Separati avete tutti e due da perdere». Verissimo. Ma quando Cingoli, con i fuoriusciti della Gamma, fonderà lo Studio Orti, dando vita a caroselli clamorosi, per Cinzano, Seat Pagine Gialle, e poi per Raid, la serie degli zanzaroni, ideata in America da Tex Avery, forse, la separazione non sarà così negativa. Bellissime sono anche le sigle per il programma tv di Marcello Marchesi Il signore di mezza età. Cingoli cercherà poi di passare al lungometraggio, che arriverà a toccare con Lori Gracile e molto più tardi con Johan Padan e la descoverta de le Americhe, voci di Fiorello e Dario Fo, lavorerà con Fellini per il trailer di Satyricon, metterà in campo mille progetti. Ma i tempi d’oro della Milano degli anni ’60 e del sogno dell’animazione italiana sarà sempre lontano.