Bianca Bracci Torsi è stata una autorevolissima dirigente comunista e una maestra di vita per coerenza, passione, finissima curiosità intellettuale, amore per la formazione culturale di ragazze e ragazzi. Resistenza antifascista e Costituzione erano i suoi paradigmi fondativi, sempre proiettati nella materialità della lotta operaia e popolare. Ha curato il partito come comunità e come «intellettuale collettivo». Non ho mai conosciuto un dirigente «storico» comunista così attento alla condizione delle detenute e dei detenuti, dei migranti, delle persone e dei viventi tutti. Sempre in lotta contro la repressione e l’autoritarismo. Le dicevo, scherzando, che era la comunista ortodossa più eretica che avessi mai conosciuto. La ricordo con infinita gratitudine e dolcezza.
Giovanni Russo Spena

bianca bracci torsi prc

«Ora che anche tra noi va dilagando il proibizionismo, per fumare sono costretta a uscire all’aperto, perfino quando fa così freddo. Ed è perciò che soffro di bronchite. Prima non sapevo cosa fosse, credimi!». Così mi diceva Bianca, e con una certa ironia, un giorno d’inverno mentr’era in corso non ricordo più quale riunione o assemblea. E io, tabagista accanita quanto lei, assentivo vivamente, la sigaretta fra le dita intorpidite dal gelo.
Ora che non c’è più, la immagino, Bianca, in qualche dimensione ignota ove è sempre tiepida primavera, a fumare con soddisfazione, ancor più appagata per la presenza, intorno a lei, di gatti e cani e altre creature.
Sì, perché Bianca Bracci Torsi, intellettuale, giornalista, ex partigiana e comunista in apparenza tutta di un pezzo, era anche animalista, perfino antispecista, si potrebbe dire, anche se lei non usava questo vocabolo.
Era, Bianca, un felice ossimoro vivente: ortodossa ed eretica, fedele al partito e irriverente, conservatrice quanto all’ideologia e aperta a ogni novità negatrice dello status quo, militante di ferro e persona profondamente tenera.
La chiave per comprendere il paradosso apparente della sua personalità, mi sembra, è proprio la tenerezza coniugata con la generosità. Che si associava, a sua volta, con la gioia di vivere, il senso radicale della libertà, la com-passione verso le oppresse e gli oppressi, non da ultimi i non-umani.
A ottantatre anni, Bianca Bracci Torsi ci ha lasciati, umani e non-umani, la sera di domenica 14 dicembre. Toscana per origine, romana per adozione annosa, da adolescente era stata staffetta partigiana. Dirigente dell’Anpi, praticava, come impegno fondamentale della sua vita, un antifascismo non ossificato, capace di comprendere le metamorfosi del fascismo fino alle più attuali. Era stata co-fondatrice del Partito della Rifondazione comunista, in cui fino alla fine aveva svolto ruoli dirigenti. Da ultimo si era impegnata attivamente anche in favore dell’«Altra Europa con Tsipras».
Annamaria Rivera

Il 16 dicembre daremo l’ultimo saluto alla compagna Bianca Bracci Torsi. Ringraziamo tutti i compagni e le compagne, le personalità della politica e delle istituzioni, le realtà di movimento e della sinistra che stanno in queste ore rendendo omaggio alla memoria di Bianca. Bianca non era solo una componente della Direzione Nazionale del Prc e una consigliera nazionale dell’Anpi ma un pezzo di storia della sinistra e dei comunisti di questo paese. Nella presidenza del Collegio Nazionale di Garanzia del Pci fu nel 1989 immediatamente tra coloro che si opposero alla liquidazione del Pci e tra i promotori della mozione di Natta e Ingrao. La sera del 3 febbraio 1991, al termine del congresso che segnava lo scioglimento del Pci, Bianca fu una dei 7 compagni che si recarono dal notaio per dare vita a Rifondazione Comunista. La sua lunga biografia di staffetta partigiana, di giornalista, funzionaria di partito – preferiva dire «rivoluzionaria professionale» – non le ha impedito di incrociare le generazioni più giovani, nel partito e nei movimenti, trasmettendo i valori dell’antifascismo e l’esempio vivente di cosa debba essere la militanza comunista.
Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea