Un infarto ha causato a 79 anni la morte di Emilio Botín, presidente del Banco Santander e uno dei banchieri più potenti del panorama finanziario mondiale. Il gruppo bancario ha già avviato le procedure per la successione alla presidenza, mentre, nella mattinata di ieri, i titoli della banca facevano registrare un ribasso vicino al 2%.

Volto della finanza spagnola fuori e dentro il paese, Botín ha mosso i fili dell’economia spagnola attraverso tutte le convulse fasi del recente passato della nazione. Nel consiglio di amministrazione dal 1960, raggiunge la presidenza del Banco Santander 1986, diventando l’uomo forte del sistema bancario iberico, simbolo sia della Spagna del boom che di quella del disastro economico, da cui la sua immagine e la sua banca, sono uscite pressoché indenni.

Laureato in diritto ed economia, Emilio Botín – l’uomo più potente di Spagna negli ultimi 30 anni secondo il Wall Street Journal – nasce nel 1934 nel capoluogo cantabrico in una famiglia votata alla finanza. Pronipote, nipote, figlio, fratello e padre di banchieri, è stato artefice indiscusso della crescita nazionale e internazionale del gruppo, avviando una politica di fusioni e acquisizioni che ha reso Santander un gigante bancario a livello mondiale e ha «internazionalizzato l’economia spagnola», come ha ricordato l’attuale ministro d’Economia Luis de Guindo.

Secondo Bloomberg, da quando è alla guida del gruppo, il presidente avrebbe sborsato 70miliardi di dollari in acquisizioni fuori dal paese. Sotto la guida di Botín, la banca cantabrica ha puntato in particolare sul mercato sudamericano (soprattutto brasiliano), riuscendo però a sbarcare anche in quasi tutto il resto del mondo e arrivando a generare fuori dalla Spagna l’86% degli utili.

Con 1.300 miliardi di asset e 102 milioni di clienti, Banco Santander – nominato per due volte miglior banca del mondo – è attualmente la terza entità bancaria a livello mondiale per profitti generati e la settima per capitalizzazione azionaria (63 miliardi). Numeri sottolineati anche dai principali giornali economici, che hanno parlato diffusamente della notizia.

Il Financial times ha dedicato un articolo alla morte «del patriarca del Santander», che nel 2004 aveva comprato per 9 miliardi di sterline l’inglese Abbey National creando scalpore nella City e marcando un punto di svolta nella sua carriera e nella traiettoria del gruppo bancario.

Non si sono fatte attendere nemmeno le dichiarazioni del presidente del governo Mariano Rajoy, che ha definito il banchiere «un ambasciatore della marca Spagna». I rapporti di Botín con la politica nazionale, d’altra parte, sono sempre stati buoni e trasversali: in varie occasioni ha manifestato il suo appoggio al governo di Rajoy, anche se era Zapatero – che nel 2011 salvò il braccio destro di Botín da una condanna che gli avrebbe stroncato la carriera – il politico più vicino al presidente del Santander.

Poco si è parlato invece delle zone d’ombra nel regno finanziario di Botín, turbato da varie cause con la giustizia spagnola, tutte archiviate. L’ultima, nel 2012, si è chiusa con il pagamento al fisco di 200 milioni euro per dei conti esteri non denunciati in Spagna.

Ora si apre una nuova epoca nel segno della «continuità»: il futuro del Banco Santander ha nome di donna, ma un cognome già noto. Ieri pomeriggio, infatti, è stata nominata come nuovo presidente la figlia di Emilio Botín, Ana Patricia, fino a ieri consigliere delegato di Santander Uk. Si tratta della quarta generazione a capo della banca, che da 105 anni è nelle mani della famiglia Botín.