Se ne è andato, poche settimane prima che a Monticchiello il Teatro Povero presentasse un nuovo spettacolo, come ogni estate da tanti anni. Perché lui, Andrea Cresti, dallo scorso anno non se ne occupava più. Glielo avevano chiesto i suoi concittadini, per favorire un ricambio generazionale che potesse proseguire quell’esperienza così vitale negli anni a venire. Lui non l’aveva presa bene: di quella tradizione teatrale, vissuta e interpretata dagli stessi abitanti di quel cocuzzolo medievale affacciato sulla Val d’Orcia, Cresti era stato uno dei primi adepti, con una passione che gli veniva dalla formazione artistica e dalla sua bottega. Da sostenitore e collaboratore degli entusiasti iniziatori, ne era diventato negli anni il responsabile primo: autore del testo e delle invenzioni sceniche, indagatore dell’oggi attraverso la storia del paese, anche di appena ieri. Con una sensibilità profonda, che riusciva a fargli esprimere con una nota musicale o una dissolvenza quello che dietro le cose non si vedeva a occhio nudo. Quindi l’artefice massimo, poetico e scultoreo nelle sue invenzioni, sempre protagonisti i sentimenti, le speranze e le paure di tutta la comunità. Un genio del teatro, con uno stile tutto suo, e sobrio fino a sembrar scostante. Ma che in molti ora rimpiangeremo.