Ora arriva l’ultimatum: «Se Eurospin continua a non voler dialogare con noi, chiederemo ai lavoratori nella piena totalità del diritto di rifiutare la mansione delle pulizie. E visto che non le fa nessun altro, credo che per l’azienda sarà dura gestire supermercati non puliti». Giovanni D’Alò è il responsabile nazionale che per la Filcams Cgil segue la catena di supermercati che da inizio pandemia non ha alcun protocollo sulla sicurezza e costringe i propri dipendenti a fare le pulizie, mansione totalmente al di fuori di quelle previste dal contratto nazionale.
Eurospin è un marchio in forte ascesa con spot televisivi e radiofonici che usano Albert Einstein come testimonial. Si autodefinisce «leader italiano nel ramo discount» con quasi 1.200 punti vendita in tutta Italia e 6 miliardi di fatturato in costante aumento anche con la pandemia. A guidarlo sono i quattro fratelli veneti Mion, guidati dall’amministratore delegato Luigi. Cinque società unite da una catena di partecipazioni che fanno capo a Migross.
Ma il successo di Eurospin è legato anche ad un costo del lavoro molto basso dovuto proprio al fatto che i dipendenti con contratto del commercio sono costretti anche a fare le pulizie.
«Con la famiglia Mion non siamo mai riusciti a parlare – spiega Dalò – al massimo e solo per un periodo siamo riusciti ad avere un rapporto con il responsabile delle relazioni sindacali. Abbiamo proposto un accordo di secondo livello ma non abbiamo avuto risposta».
Con l’inizio della pandemia i rapporti si sono azzerati e Eurospin è l’unica catena a non aver sottoscritto nemmeno un protocollo per la sicurezza.
Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs hanno scritto per la seconda volta a Eurospin, denunciando come il gruppo sia «inadempiente sulle norme anti Covid». Nella lettera congiunta trasmessa alla direzione aziendale i sindacati hanno «reiterato la richiesta di costituzione dei Comitati Aziendali Covid-19 previsti dalle intese governo e parti Sociali, finalizzati a garantire adeguate condizioni di sicurezza sui posti di lavoro nel contesto dell’emergenza pandemica».
Il sollecito era già stato trasmesso nel mese d’agosto con l’espressa richiesta di parte sindacale di condividere specifici protocolli aziendali e di costituire i comitati per la sicurezza, con la partecipazione attiva di Rsa, Rls e delle organizzazioni sindacali. Della situazione erano state informate anche le Asl e le Prefetture di tutta Italia che però non sono finora intervenute.
Questa estate i 15mila dipendenti, in stato di agitazione, avevano anche partecipato massivamente alla giornata di sciopero indetta dai sindacati. Ad alimentare il dissenso anche la diffusa indisponibilità delle cinque società del gruppo a instaurare relazioni sindacali.
Come detto, sotto accusa soprattutto «l’obbligo imposto ai dipendenti del gruppo Eurospin di procedere alle pulizie e alla sanificazione dei negozi e dei servizi igienici, compresi (addirittura, ndr) quelli a disposizione della clientela».
La protesta dei lavoratori Eurospin è molto forte soprattutto in Toscana, dove la scorsa settimana la manifestazione della Filcams Cgil è arrivata sotto la prefettura di Firenze.
Nel frattempo hanno battuto un colpo alcuni consiglieri regionali del Pd che hanno presentato una mozione – primo firmatario Enrico Sostegni, presidente della Commissione sanità e politiche sociali – in cui si chiede alla giunta regionale di attivarsi «in merito alle situazioni segnalate dalle organizzazioni sindacali di alcuni punti vendita del marchio, in particolare dell’Empolese Valdelsa (Certaldo, Montelupo Fiorentino, Sovigliana), della provincia di Pisa e della provincia di Lucca». In particolare, si chiede un impegno «affinché vengano poste in essere dal gruppo Eurospin, quanto prima, tutte le misure necessarie per tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori dal possibile contagio da Covid-19, garantendo la salubrità dell’ambiente di lavoro», si conclude la mozione dei consiglieri Pd toscani.