Introduzione del vincolo di mandato». La promessa riforma (costituzionale) è al punto nove del programma comune della destra firmato da Berlusconi, Salvini e Meloni. I tre si sono impegnati giusto lunedì sera a rispettarla almeno tra loro: non saranno ammessi passaggi di deputati o senatori tra gruppi all’interno della coalizione. Non solo nel parlamento nazionale ma, cosa che davvero preoccupa Berlusconi, anche nelle regioni e nei comuni del nord. Intanto però il Cavaliere ai suoi parlamentari ha fatto una raccomandazione opposta: «Ognuno di voi si faccia un amico 5 stelle e lo convinca a venire con noi». Immediata la replica dei due nuovi capigruppo grillini: «È disperato, i nostri parlamentari non sono in vendita». Per sovrappiù Toninelli e Grillo hanno aggiunto l’impegno, anche loro, ad approvare l’introduzione del vincolo di mandato. Una riforma costituzionale che a guardare i numeri di camera e senato può essere approvata senza passare dal referendum confermativo.

Berlusconi nel discorso ai suoi parlamentari – a braccio, come ai vecchi tempi, e camminando sul palchetto – ha spiegato che la prima preoccupazione nella ricerca di «volenterosi» sostenitori del centrodestra è «evitare di tornare subito alle elezioni perché il Movimento 5 Stelle arriverebbe al 40%». Di «volenterosi» e «responsabili» ne servono però tanti, almeno 49 deputati e 22 senatori. Il Cavaliere è indubbiamente il primo esperto della materia, avendo corteggiato e acquistato parlamentari trasformisti sia in fase costruttiva – fu grazie a quattro senatori eletti con il partito popolare e a tre deputati del patto Segni che il suo primo governo ebbe la fiducia nel 1994 – sia in fase distruttiva – fu per l’acquisto al centrodestra di un senatore eletto con Di Pietro che il secondo governo Prodi cominciò a traballare nel 2006 e infine cadde due anni più tardi.

Almeno quest’ultimo episodio dovrebbe consigliare maggiore prudenza a Berlusconi in fatto di corteggiamenti parlamentari. Il Cavaliere è stato infatti condannato nel 2015 in primo grado a tre anni per corruzione per aver comprato con tre milioni di euro (finiti al movimento Italiani nel mondo) il senatore Sergio De Gregorio. In secondo grado il reato è risultato prescritto, De Gregorio però aveva nel frattempo riconosciuto le sue responsabilità e patteggiato una pena di un anno e otto mesi. Proprio per questo potrebbe essere chiamato dalla Corte dei conti del Lazio – che ha aperto un fascicolo – a risarcire lo stato per il danno di immagine – non si può escludere che anche Berlusconi venga coinvolto nell’inchiesta contabile. Che questo danno ci sia stato lo sostiene Romano Prodi, che proprio ieri ha definito la compravendita del senatore De Gregorio «una vicenda squallida che mi ha ferito mortalmente e che ha disonorato il paese».