Nel 1968 Achille Perilli disponeva di una intera sala alla Mostra internazionale di Venezia ma la chiuse, aderendo alle contestazioni in atto. Il suo vivace e sgargiante «irrazionale geometrico» (contaminato poi da calligrafie orientali e filosofie zen), però, già vagava per il mondo da tempo, tra Parigi, Praga e, anni prima, si era affacciato a san Paolo, in Brasile, anche lì per la Biennale.
Nato a Roma il 28 gennaio del 1927, Achille Perilli – appena scomparso all’età di 94 anni ad Orvieto – è stato un protagonista di quella rivoluzione del linguaggio che attraversò l’Italia nel dopoguerra, creando una forte polarizzazione intellettuale tra chi sosteneva le ragioni dell’astrattismo e chi, invece, difendeva la figurazione, ritenuta socialmente «più utile». Lui, con Dorazio, suo compagno di liceo al Giulio Cesare e «collega» nelle primissime, adolescenziali esposizioni, si schierò dalla parte della nuova koiné, quella aniconica.

Nel 1947, infatti, fu fra i firmatari del manifesto Forma 1 (insieme a Carla Accardi, Ugo Attardi, Pietro Consagra, Piero Dorazio, Mino Guerrini, Antonio Sanfilippo). Si contestavano i vari psicologismi e i legami con il mondo esterno, insistendo sull’autonomia dell’arte rispetto alla realtà e sulla forma pura, «unico mezzo per sottrarci ad influenze decadenti». Forma 1 si dichiarava anche di orientamento marxista, nella convinzione che «formalisti e marxisti non fossero inconciliabili».

La prima mostra fu ospitata dalla Galleria Art Club che divenne poi luogo frequentatissimo da Perilli e da molti altri artisti. Nel ’48 assieme a Dorazio, Guerrini (con loro darà anche vita alla Libreria-Galleria Age d’Or) e Manisco partecipò alla decorazione del cinema-teatro Splendore per il primo concerto jazz. Intanto, faceva da liaison fra Roma e Milano con il gruppo Mac che andava sperimentando negli stessi anni le nuove strade del dipingere e del design – c’erano Dorfles, Soldati, Munari. Collaborò nel ’52 alla fondazione della rivista Origine e nei suoi viaggi parigini entrò in contatto con Tzara, approfondendo gli studi sul dadaismo. Fu sempre interessato al teatro: realizzò scene e costumi per il balletto Mutazioni, su un libretto di Nanni Balestrini e collaborò con l’architetto Sacripanti al Teatro Totale di Cagliari. Il 21 aprirà al Mart di Rovereto Piero Guccione e Achille Perilli. Ai confini dell’astrazione.