L’accusa dei 5 stelle, fosse vera anche solo in parte, sarebbe di quelle infamanti per l’associazione antimafia italiana per eccellenza: quella di gestire due spiagge a Ostia – per la cronaca: il verminaio di Mafia Capitale, il Municipio X oggi commissariato, il territorio controllato dal clan Fasciani che secondo i pm «autorizzava omicidi e gambizzazioni e si finanziava con le estorsioni e il narcotraffico» – grazie a un affidamento diretto; di aver taciuto per interesse sui maxiappalti e sulla poca trasparenza dell’amministrazione del minisindaco del Pd Tassone, oggi agli arresti. Ma, appunto, è una bufala anzi, per dirla con Gabriella Stramaccioni, direttrice di Libera «è un’accusa criminale, e se non la smentiscono passeremo alle vie legali».

La vicenda nasce da un dossier sulle infiltrazioni mafiose nel litorale romano che i 5 stelle hanno annunciato da tempo con l’intenzione di consegnarlo alla commissione presieduta da Rosy Bindi. Il dossier circola nelle redazioni, ma contiene – almeno in questa prima versione – strafalcioni improbabili in cerca di autore. Giovedì scorso: Il Tempo ne pubblica ampi stralci, naturalmente mettendo in evidenza le parti che riguardano Libera, Uisp e la rete di associazioni Stand Up. Che a questo punto si indignano e convocano subito una conferenza stampa. Stramaccioni contesta punto per punto le fantasiose accuse del dossier: nessuna partecipazione alla spiaggia Faber Beach; nessun affidamento diretto per Libera Spiaggia, ma una pubblica gara e anzi un lungo contenzioso amministrativo; in quella spiaggia – «dove abbiamo dissotterrato le fontanelle che erano state chiuse per favorire l’acquisto di acqua minerale, abbattuto i varchi e dove oggi l’entrata è libera», racconta – Libera gestisce solo le iniziative culturali (dalla Carovana antimafia alla campagna contro il gioco d’azzardo). E infine, nessun «silenzio» connivente: Libera è parte civile nei processi contro il clan Fasciani «con la presenza in aula di decine di ragazzi e di associazioni del territorio di Ostia e di Roma»; si costituirà parte civile il 5 novembre al processo contro Mafia Capitale e «ha sempre collaborato con la magistratura e con le forze dell’ordine per la ricerca di verità e giustizia». Alla conferenza interviene anche l’assessore Alfonso Sabella, assessore alla legalità con delega a Ostia, e aggiunge il carico da novanta: i 5 stelle sono «caduti nella trappola del rappresentante M5S di Ostia, Paolo Ferrara, che ha un interesse personale sulla spiaggia gestita da Libera». Ferrara annuncia querela.

Sabella dei 5 stelle di Ostia «non si fida»: e ricorda l’incontro fra la senatrice Carla Ruocco e una serie di «imprenditori onesti» del litorale fra cui c’è però Renato Papagni, in rapporti con i Balini (Mauro Balini è stato arrestato con l’accusa di associazione a delinquere). Don Ciotti manda un messaggio durissimo: «La ricerca della verità è la base della giustizia», dunque «ben vengano tutte le documentazioni» a patto «che siano oneste, serie, disinteressate» altrimenti la denuncia «diventa diffamazione, calunnia». Se chi ha scritto il dossier «non fa pubblica ammenda delle falsità» passerà alle vie legali. È un annuncio grave visto che Libera e il “moVimento” collaborano nella campagna per il reddito; con qualche fatica per la verità, perché i 5 stelle maltollerano ’coprotagonisti’ nelle loro campagne.
E loro, i 5 stelle? Nella mattinata smentiscono il Tempo. Per Roberta Lombardi il dossier pubblicato è solo «una bozza che non è stata né condivisa né autorizzata nelle sedi preposte». Ma allora perché ci hanno messo 48 ore per smentirlo? Il Tempo dal canto suo prende atto che – semmai – esistono due versioni della relazione («una pre e una post conferenza stampa di Libera»). E si toglie la soddisfazione di assicurare che «è stata consegnata al giornale da fonte autorevole».