Tra 72 ore il memorandum tra Roma e Tripoli sul contenimento dei flussi migratori sarà prorogato per altri tre anni. Finora senza alcuna modifica, nonostante le promesse dei mesi precedenti. «Tutto questo è inaccettabile e disumano», dice Pietro Bartolo, medico di Lampedusa dal 1992 al 2019, eletto all’europarlamento nelle liste del Pd come candidato più votato nella circoscrizione insulare. Il memorandum d’intesa fu siglato a febbraio 2017 dall’allora premier Paolo Gentiloni e dal primo ministro del governo di riconciliazione nazionale libico al-Serraj. Ministro dell’Interno era Marco Minniti. Gli accordi garantiscono sostegno economico, tecnologico, formativo e di mezzi alla cosiddetta Guardia costiera libica, al centro di inchieste giornalistiche e segnalazioni da parte di istituzioni internazionali per le collusioni con i trafficanti. Per chiederne la sospensione, i Radicali Italiani saranno in piazza Montecitorio domenica.

La ministra Lamorgese e il Pd avevano assicurato modifiche per tutelare i diritti umani. Ora si parla di difficoltà a interloquire con Tripoli. L’accordo comunque andrà avanti. Che ne pensa?

A maggior ragione perché non si può interloquire con un paese in guerra questo memorandum non si deve rinnovare. È sbagliato fin dall’inizio e lo è ancora di più oggi, con la situazione di conflitto militare e l’accertamento da parte dell’Onu che anche nei centri governativi ci sono violenze e torture. Qualcuno sostiene che grazie a esso i flussi migratori siano diminuiti, ma non è così. A causa di questo accordo ci sono stati più morti nel Mediterraneo. Per non parlare di tutti quelli che vengono fermati e riportati nei lager. Tutto questo è inaccettabile e disumano. Bisogna strappare i decreti sicurezza e fare un passo indietro rispetto ad accordi che servono solo a finanziare la guardia costiera libica e i campi di concentramento.

Secondo lei è migliorabile un accordo con le attuali autorità libiche?

Non credo ci siano le condizioni. In Libia non c’è un governo con cui fare accordi accettabili, che rispettino i diritti umani. Né da una parte, né dall’altra. L’Italia e l’Europa devono fare in modo che le persone prigioniere nei campi arrivino attraverso i canali legali dei corridoi umanitari, evitando il mare. Possiamo mettere tutte le navi di questo mondo, ma il mare appena sbagli ti punisce. In questi anni il mare nostrum è diventato una fossa comune. Non è accettabile. Oggi al parlamento europeo si è parlato di Shoah, Liliana Segre ha fatto commuovere i deputati dicendo cose straordinarie. E poi noi ci comportiamo in questo modo, ci giriamo dall’altra parte e non riusciamo a trovare una soluzione affinché queste persone non perdano la vita, non vengano sfruttate o stuprate. Affinché siano considerate esseri umani.

Il Pd accusa le destre di razzismo, violazione dei diritti dei migranti, mancanza di rispetto del Giorno della memoria, ma poi continua a finanziare i centri libici. È un atteggiamento credibile questo?

Io non sono d’accordo né con i finanziamenti ai libici, né con il memorandum. Bisogna che partito e governo prendano la posizione giusta, anche se questi accordi sono stati fatti precedentemente e ora è più difficoltoso cancellarli. La posizione giusta è non fare accordi con la Libia. Anche perché al momento la Libia non esiste. Ma con chi parliamo? Con chi tortura e rinchiude le persone? Non possiamo fare lo stesso lavoro di chi ci ha preceduto. Dobbiamo dare un senso di discontinuità ma soprattutto di umanità, che appartiene al mondo della sinistra. Non è quello che stiamo facendo.

In questi anni lei ha curato migliaia di persone che arrivavano dal paese nordafricano. Quali segni dei centri di detenzione portavano addosso?

Ho visitato circa 350mila persone. Dai centri di detenzione ho visto arrivare sofferenze immani. Persone denutrite. Adulti di 30 kg. Bambini violentati. Donne stuprate. Ragazzi scuoiati vivi. Ferite inferte da torture inenarrabili. Non parlo per sentito dire, ma perché ho visto queste persone, le ho curate, le ho ascoltate. E ovviamente queste cose non le dico solo io, ma anche chi ha visitato i campi. In alcuni non può entrare nessuno, ma anche in quelli governativi, che dovrebbero essere i migliori, ci sono violenze e torture. Chi ha fatto gli accordi sa bene quali sono le condizioni là dentro.