Ieri mattina papa Francesco ha ricevuto in udienza in Vaticano Abu Mazen, «presidente dello Stato di Palestina», come riporta il comunicato della sala stampa della Santa sede. E questa mattina a San Pietro, dove ci sarà di nuovo Abu Mazen insieme a 2mila fedeli giunti dalla Palestina con il patriarca latino di Gerusalemme Fouad Twal, il pontefice proclamerà le prime sante palestinesi dell’epoca moderna: Marie Alphonsine Ghattas e Mariam Baouardy Haddad, due religiose nate a metà ‘800.

Se a questi appuntamenti – benché il direttore della sala stampa vaticana, padre Lombardi, abbia precisato che si tratta di eventi fra loro «indipendenti» che quindi non vanno messi in relazione – si aggiunge la notizia, mercoledì scorso, dell’intesa sul testo dell’Accordo globale tra Santa sede e Stato di Palestina che prelude alla firma di un vero e proprio Concordato (le trattative con l’Olp cominciarono nel 2000), si può affermare che questa settimana ha segnato un deciso avvicinamento fra Vaticano e Palestina, nonché la conferma del riconoscimento dello Stato palestinese da parte della Santa sede (che già nel 2012 aveva plaudito all’assegnazione dello status di osservatore all’Onu per la Palestina e da anni inserisce nell’Annuario pontificio il nome del rappresentante dello «Stato di Palestina») e della posizione vaticana a favore dei «due popoli due Stati».

L’incontro di ieri fra Francesco e Abu Mazen è stato breve (un colloquio privato di 20 minuti) ma estremamente cordiale. I due si erano visti un anno fa, a Betlemme, durante il viaggio in Palestina del papa, che in quell’occasione fece fermare la papa-mobile per sostare in preghiera appoggiato al muro di separazione costruito da Israele. Quindi a giugno ci fu il momento di preghiera in Vaticano insieme al presidente palestinese e a Shimon Peres. Poi l’attacco israeliano a Gaza che rase al suolo le case dei palestinesi ed azzerò vite umane e speranze di pace. Ora il tentativo di rilanciare il dialogo, a partire però dal riconoscimento dello Stato di Palestina, che ha irritato Israele, il quale ha manifestato «delusione» per una decisione – quella dell’accordo globale Santa sede-Palestina – che non contribuirebbe «a riportare i palestinesi al tavolo delle trattative».

«Nel corso dei colloqui è stata manifestata grande soddisfazione per l’intesa raggiunta sul testo di un Accordo comprensivo tra le Parti circa alcuni aspetti essenziali della vita e dell’attività della Chiesa cattolica in Palestina, che sarà firmato in un futuro prossimo», sottolinea la nota vaticana. Si è parlato anche, precisa la Santa sede, «del processo di pace con Israele, esprimendo l’auspicio che si possano riprendere i negoziati diretti tra le Parti per trovare una soluzione giusta e duratura al conflitto. A tale scopo si è ribadito l’augurio che, con il sostegno della comunità internazionale, israeliani e palestinesi prendano con determinazione decisioni coraggiose a favore della pace. Infine, con riferimento ai conflitti che affliggono il Medio Oriente, nel riaffermare l’importanza di combattere il terrorismo, è stata sottolineata la necessità del dialogo interreligioso».

«Vogliamo esprimere apprezzamento ai nostri fratelli cristiani palestinesi per la loro fermezza e il contributo efficace fornito per costruire la nazione palestinese. Chiediamo ai cristiani palestinesi di restare con noi e godere dei diritti di piena cittadinanza, e affrontare con noi le difficoltà della vita fino a quando raggiungeremo la libertà, la sovranità e la dignità umana», ha spiegato Abu Mazen in un comunicato diffuso da Palestine news network. «La nostra Terra è diventata un bastione della virtù per tutto il mondo, la Palestina non è una terra di guerra, è piuttosto una terra di santità e virtù come Dio voleva che fosse». Confermiamo, ha detto ancora Abu Mazen, «la nostra determinazione a costruire una Palestina sovrana, indipendente e basata sui principi di parità di cittadinanza», con Gerusalemme «città di giustizia e di pace per tutti i credenti di tutte le fedi» e «nostra capitale».