Come spettatore detesto le forme d’arte (che si tratti di cinema teatro fotografia pittura istallazione videoarte) in cui mi sento vilipesa, derisa, non rispettata come essere umano: quando la finzione è talmente sfacciata che mi fa capire che l’artista mi considera talmente cretina da crederci. Come regista pratico una ricerca visiva in cui metto lo spettatore al centro di qualcosa di bello che ho voglia di condividere con lui, rispettandolo, amandolo, valutandolo per quello che è: partecipe passivo della mia visione ma pur sempre attivo mentalmente e libero di fare le sue connessioni, di attivare le sue proiezioni, di smuovere...