Abolizione dei rimborsi elettorali entro il 2017, con una graduale riduzione nei prossimi tre anni. Stop all’accesso ai finanziamenti fin dalle prossime elezioni regionali e europee e possibilità per i cittadini di contribuire alla vita dei partiti attraverso il 2×1000. Sono alcuni delle punti del decreto sul finanziamento pubblico dei partiti approvato definitivamente ieri dalla Camera con 312 sì, 141 no (Sel, M5S e Lega) e 5 astenuti (FdI). Il M5S, che il 12 febbraio scorso, al momento del voto del testo in Senato, definì il decreto una nuova «legge truffa», ieri ha contestato la sua approvazione definitiva mostrando manifesti con l’immagine di un Renzi-Pinocchio e la scritta: «Bugia numero 1: se vince Renzi aboliamo il finanziamento pubblico ai partiti», subito fatti rimuovere dalla presidente Laura Boldrini. «Il Pd fa, il Movimento 5 stelle chiacchiera» è stata la replica immediata della senatrice Isabella De Monte, componente della direzione Pd e relatrice del provvedimento a Palazzo Madama.

Il testo, che entrerà a regime nel 2017, prevede una graduale abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, sotto forma di rimborsi elettorali, nei prossimi tre anni, con l’attuale importo di 91 milioni di euro decurtato rispettivamente del 25%, 50% e 75%. Per la loro attività, i partiti potranno contare sul contributo dei cittadini, espresso attraverso donazioni o il 2×1.000 dell’Irpef. Per poterlo fare, però, ogni partito dovrà munirsi di uno statuto che garantisca la trasparenza nella gestione e regola per la democrazia interna.

Fissato inoltre anche un tetto per donazioni private che non potranno superare il 100 mila euro. Detrazioni fiscali sono previste, ma differenti a seconda dei casi: del 37% fino a 20 mila euro, e e del 27 per le somme comprese tra i 20 mila e i 70 mila euro. Sarà possibile effettuare le donazioni anche attraverso Sms. E’ stata inoltre prevista al casa integrazione per i dipendenti dei partiti che perderanno il posto per la quale sono stati stanziati 15 milioni di euro per il 2014, 8,5 milioni per il 2015 e 11,25 milioni a partire dal 2016, cifre che verranno coperte con una parte dei risparmi derivati dall’abolizione del finanziamento pubblico.

Critiche ala provvedimento sono venuto principalmente da Sel e M5S. Per il movimento di Vendola le decurtazioni fiscali previste dalla legge favorirebbero le lobbies economiche e le grandi società, penalizzando allo stesso tempo la partecipazione dei cittadini alla vita politica.

Pure essendo favorevole all’abolizione del finanziamento pubblico, Sel avrebbe comunque preferito che a disposizione dei partiti venissero messi una serie di servizi in grado di garantire l’agibilità politica a tutti, «e non solo a quelli appoggiati da grandi e certo non disinteressate lobbies», come ha spiegato nei giorni scorsi la senatrice Loredana De Petris. Da parte, invece, il M5S si è visto respingere dalla maggioranza una decina di «proposte migliorative» (dall’abolizione immediata del finanziamento, alla riduzione della cassa integrazione per i dipendenti dei partiti al solo biennio 2014-2015), che lo hanno portato a votare contro.

Soddisfazione per l’approvazione della legge è stata invece espressa dalla maggioranza. Il ministro delle Riforme uscente Gaetano Quagliariello (Ncd) ha parlato di una riforma «storica»: «Dal sistema del finanziamento pubblico a pioggia camuffato da rimborsi elettorali – ha spiegato – si passa a un sistema fondato sulle erogazioni liberali dei privati e sulla contribuzione volontaria dei cittadini».