«Non vogliamo più essere padroni della Terra ma Abitanti membri della comunità globale di vita della Terra». Con queste parole si è aperto il primo Agorà degli abitanti della terra, tenutosi presso il Monastero del Bene Comune di Sezano (Verona) durante il weekend. L’iniziativa ha visto partecipare attivamente membri di associazioni ed ONG, professori e personaggi del mondo del volontariato provenienti da diversi paesi, con una folta rappresentanza extra europea: Brasile, Camerun, Argentina, India, Cile, Congo, Burkina Faso.

Scopo principale dell’incontro è stato quello di proseguire un cammino intrapreso da tempo da questa rete di associazioni (conferenze preparatorie si sono svolte a Rosario, Santiago del Cile e Bruxelles) per sviluppare idee concrete ed «audaci» sul fronte della crisi ecologica, politica e sociale che oramai investe in maniera permanente il presente globale.

“Audacia significa pensare alle nostre problematiche comuni con radicalità, pensando all’umanità come il soggetto da cui deve partire il cambiamento e anche come fine ultimo da preservare”, ricorda Riccardo Petrella – esponente di spicco di quello che viene definito altermondialismo – da sempre attivo nelle battaglie contro la privatizzazione dei beni pubblici e tra i principali promotori dell’incontro.

Proprio l’idea di umanità è stato il fulcro attorno al quale si sono susseguiti i vari dibattiti: un’umanità declinata in maniera concreta e plurale che nell‘affrontare problematiche comuni sia in grado di pensare a soluzioni che uniscano differenti pratiche di lotta e resistenza che sappiano unire diverse tradizioni culturali. In questa prospettiva si è parlato del “Buen Vivir”, tradizione di origine andina che promuove una visione alternativa all’uso predatorio delle materie prime e alla mercificazione della natura, proponendo di ri-leggere il rapporto tra uomo e quest’ultima in maniera orizzontale ed egualitaria. Una cosmovisione alternativa a quella occidentale che è stata inserita nelle costituzione di Ecuador e Colombia riconoscendo uno status giuridico specifico alla natura.

“Per proporre questa diversa narrazione del mondo dobbiamo anche ammettere senza ipocrisie che il pensiero progressista Europeo è in un vicolo cieco”, ricorda sempre Petrella, “la questione non è per esempio riformare il sistema finanziario che produce devastazione ecologica ed impoverimento sociale ovunque, ma piuttosto essere chiari nel dire che dobbiamo sconfiggere questo sistema alla radice, altrimenti si continueranno a proporre politiche fittizie in un mondo sempre più povero e diseguale”.

Per iniziare a sovvertire un presente apparentemente senza uscita bisogna operare un’inversione dell’immaginario, secondo le parole del famoso poeta Edouard Glissant, attraverso il quale ripensare le strutture socio-economiche che alimentano in maniera strutturale la povertà a livello globale.

Come? Iniziando a rimettere in discussione il paradigma dominante della vita come mero valore economico: proporre politiche che puntino alla demonetizzazione dei beni comuni a livello globale, abolire il sistema di brevetti delle multinazionali dell’agricoltura e della farmaceutica che di fatto stabiliscono una proprietà privata sulla natura, e liberare la politica dalla finanza da un lato e dalla miopia dei sovranismi nazionali dall’altro.

Questi sono stati alcune della tante e varie proposte di questi tre giorni che confluiranno in una Carta dell’Umanità/ che verrà poi presentata anche in vista della conferenza mondiale Jai Jagat 2020 (https://www.jaijagat2020.org/). Non è un caso che questa prima Agorà degli abitanti della terra cada quasi in perfetta concomitanza con il settantesimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.

In un momento nel quale quest’ultimi sembrano essere sempre più piegati su una dimensione nazionale in chiave securitaria e razzista è necessario parlare in nome di tutte e tutti, in particolare modo in un‘Europa sempre più in preda ad un delirio manicheo contro il diverso, per riprendere le efficaci parole dello studioso postcoloniale Miguel Mellino.