Precipita nel caos la crisi dell’agenzia askanews e il concordato preventivo (con riserva) chiesto dal gruppo Abete parte davvero in salita.

L’azienda ha messo sul tavolo 27 esuberi su una redazione di 80 giornalisti, già colpiti da stipendi non pagati e uno stato di crisi pesantissimo tra cig e contratto di solidarietà durato quasi sei anni. Significherebbe un taglio drastico del costo del lavoro di quasi 2,8 milioni di euro.

La vicenda ha origine nei bandi di gara decisi dal governo Renzi (sottosegretario Lotti) per le agenzie di stampa. Una scelta che ha avuto un impatto enorme su tutte le agenzie di informazione primaria. La difficoltà di askanews però ha una sua specificità. E non a caso il sindacato aggiunge contorni più precisi al dramma.

Da un lato, secondo la Fnsi, il gruppo Abete non ha fatto progressi nell’accordo transattivo con il governo in merito ai milioni di pagamenti dovuti all’agenzia per i servizi comunque utilizzati dallo stato. Questo nonostante la disponibilità politica del sottosegretario Crimi favorevole al confronto. Respingendo queste critiche, l’editore ha fatto sapere ieri con un comunicato che «nei prossimi giorni» si svolgerà un «incontro con i vertici del Dipartimento per un aggiornamento» (qui la controreplica del cdr).

Dall’altro lato però, denuncia Stampa Romana, «il no ribadito e ripetuto ci fa pensare altro: Abete sta lanciando la versione quotidiana del settimanale Internazionale. Avrebbe potuto ricollocare una parte dei 27 esuberi nella nuova iniziativa editoriale alla luce anche di una partecipazione azionaria di askanews in Internazionale». Una disponibilità alla ricollocazione dei giornalisti in altre testate che peraltro era stata pretesa e ottenuta dal gruppo Abete durante gli stati di crisi ma in questo caso semplicemente inattuata.

Qui la trama si infittisce in un gioco di scatole societarie e non solo.

Abete (qui un elenco dei suoi incarichi) pagò una ricapitalizzazione da circa 2 milioni di euro verso l’agenzia non con soldi freschi ma spostando nelle casse di askanews un congruo numero di azioni della società editrice di Internazionale. Azioni che in parte si è poi ricomprato nel corso del tempo.

I legami tra le due aziende sono forti e non sono solo azionari: Daniele Pelli, per esempio, è il manager alla guida sia di askanews che della concessionaria di pubblicità delle testate del gruppo. Il timore del sindacato è che la macelleria sociale dell’agenzia faccia da improprio “trampolino di lancio” per la possibile versione quotidiana della rivista.

Il settimanale diretto da Giovanni De Mauro sta infatti pensando a un quotidiano da lanciare a marzo in vista delle europee. L’operazione è ormai alle ultime battute e per il definitivo semaforo verde, nonostante qualche perplessità della redazione, mancherebbero ormai pochissimi dettagli.

Il cdr di Askanews promette battaglia: «Abete faccia l’imprenditore e non scarichi ancora una volta sui lavoratori il rischio di impresa».

Fnsi, Associazione Stampa Romana, Associazione Lombarda dei Giornalisti e Associazione Stampa Toscana definiscono «grave e inaccettabile il fatto che l’azienda si sia presentata al tavolo di trattativa con il chiaro intento di farlo saltare. Il rifiuto di misure alternative agli esuberi e ai licenziamenti va nella direzione dell’apertura di una fase all’insegna della macelleria sociale».

Il prossimo round al Ministero del lavoro è fissato per giovedì prossimo.