Arrivato alla sua ventiseiesima edizione, il Far East Film Festival di Udine continua ad essere, a livello mondiale, una delle manifestazioni fra le più attese tra quelle dedicate al cinema asiatico. L’evento che si tiene annualmente nel capoluogo friulano da quasi tre decenni, pesca e seleziona il meglio del cinema estremo orientale e dell’area sud asiatica, celebrando e presentando al pubblico italiano, ma in realtá anche a quello internazionale che affolla in massa la città, alcuni dei lavori che più hanno catturato l’immaginazione popolare nella seconda metà dell’anno precedente, ma fungendo anche da vetrina per introdurre alcuni film che ancora non hanno debuttato nel proprio paese.

Ospite d’onore a questa edizione e che il due maggio, il giorno di chiusura del festival, riceverà il Gelso d’Oro alla carriera è Zhang Yimou, uno dei primi cineasti cinesi ad aver svecchiato il cinema del suo paese portando una ventata di novità e una delle figure che, secondo gli stessi Sabrina Baracetti e Thomas Bertacchi (fondatori del festival), in qualche modo ha ispirato, attraverso il suo cinema, la creazione della manifestazione nel capoluogo friulano. Del regista verranno proiettati due dei suoi lavori più significativi, restaurati, Lanterne rosse del 1991, opera che assieme a Sorgo Rosso, fece conoscere il cinema cinese al grande pubblico internazionale, e Vivere! del 1994. Sempre del cineasta cinese sarà presentato in competizione anche Under the Light, un thriller politico uscito nel suo paese nel 2023 e che Zhang aveva in produzione già da alcuni anni.

Tra i 75 film presentati nell’edizione di quest’anno, Cina, Filippine, Corea del Sud, Hong Kong e Giappone sono, come è spesso accaduto in passato, le zone più rappresentate, con alcuni lavori, meno degli anni scorsi a dir la verità, provenienti anche da Taiwan, Malesia, Indonesia e Thailandia.

Il festival si aprirà giovedì 24 aprile con due lavori campioni d’incasso nei rispettivi mercati in questi primi mesi del 2024, il cinese YOLO, diretto e interpretato da Jia Ling e rifacimento del successo giapponese 100 Yen Love, seguito dalla commedia sudcoreana Citizen Of A Kind. Mentre il primo è una storia semi-comica di riscatto di una donna attraverso l’incontro con un allenatore di pugilato e lo sport da questi praticato, il film coreano diretto da Park Young-ju mette in scena la vendetta di una donna, vittima di una truffa telefonica attraverso la quale è stata derubata di una ingente somma di denaro. Sempre rimanendo nel cinema della penisola asiatica, altri film che hanno conquistato pubblico e botteghino sudcoreano e presenti a Udine sono 12.12: The Day, il film di casa più visto nel paese durante il 2023 e ambientato dopo il colpo di stato del 1979, ed Exhuma, un horror soprannaturale già passato a Berlino a inizio anno. Sempre dalla Corea del Sud arrivano The Roundup: Punishment, quarto capitolo della popolare serie di film d’azione e la fantascienza in costume di Alienoid e il suo seguito Alienoid: Return to the Future. Lavori che in qualche modo esemplificano quella tendenza verso la realizzazione di sequel e vari capitoli di franchise che sembra essere il marchio di fabbrica, in questi ultimi anni, di un certo tipo di cinema sud coreano.

Fra i lavori provenienti da Hong Kong sarà invece presentato The Goldfinger, film scritto e diretto da Felix Chong e interpretato da Tony Leung e Andy Lau. Il lungometraggio racconta l’ascesa, la corruzione e la successiva caduta di una compagnia finanziaria di Hong Kong durante gli anni ottanta del secolo scorso e ha ricevuto ben sei premi agli ultimi Hong Kong Film Awards, fra cui quello alla miglior prestazione maschile andato a Leung. Nella stessa manifestazione, il premio come miglior attrice è invece andato a Jennifer Yu per la sua interpretazione di una giornalista che indaga sugli abusi e scandali in un ospizio e sul significato del suo lavoro nella società moderna, nel thriller In Broad Daylight, diretto da Lawrence Kan e film che sarà proiettato nel capoluogo friulano.

Ritorna ad un periodo cruciale per lo sviluppo del paese e della sua popolazione, Old Fox del taiwanese Hsiao Yu-chuan, film ambientato dopo la fine della Legge Marziale nell’isola e che racconta del rapporto tra un ragazzino undicenne ed un uomo più anziano e come i due attraversino i cambiamenti epocali del tempo.

Per quel che riguarda l’arcipelago giapponese, sarà interessante vedere l’anteprima mondiale di Bushido, storia di vendetta ambientata nel periodo Edo e nuovo lavoro di Shiraishi Kazuya, regista di The Blood of Wolves, Dare to Stop Us ma anche della pregevole serie Kamen Rider Black Sun. Gold Boy è invece l’ultima fatica di Kaneko Shusuke, autore forse dei migliori film di kaiju mai girati, la trilogia di Gamera (1995-1999), che qui invece esplora l’ossessione del protagonista verso la realizzazione del crimine perfetto.

Come si diceva in apertura, il grande ospite del Far East di quest’anno sarà Zhang Yimou, ma a ritirare il Gelso d’Oro alla carriera ci sarà anche il produttore taiwanese Chiu Fu-sheng, che ha mosso i fili ed è stato fondamentale per la realizzazione di alcuni dei capolavori del cinema asiatico e mondiale quali A City of Sadness e The Puppetmaster di Hou Hsiao-Hsien o The Mission di Johnnie To.

Sarà a Udine per un concerto speciale anche Ishibashi Eiko, musicista, cantante e compositrice giapponese che collaborò con Hamaguchi Ryusuke per le musiche di Drive My Car. Proprio dal sodalizio con il regista giapponese e da un live accompagnato da immagini di Hamaguchi è nata l’idea de Il male non esiste, Ishibashi riproporrà nel capoluogo friulano proprio la performance musicale da cui è scaturito il film premiato con il Leone d’Argento, Gift, il 28 aprile al Teatro Nuovo Giovanni da Udine.

Fra gli speciali dedicati al cinema del passato, da non perdere le proiezioni di due dei migliori lungometraggi diretti da Somai Shinji, Moving (1993), e Typhoon Club (1985), e quella di Shall We Dance? (1996) di Suo Masayuki. Questo per quel che concerne il cinema giapponese, sul versante sud coreano invece, verranno presentati ben sette lavori risalenti agli anni cinquanta e restaurati dal Korean Film Archive, un modo per celebrare i cinquant’anni dell’organizzazione fondata nel 1974 che, vale sempre la pena ricordarlo, mette a disposizione sulla sua pagina YouTube, centinaia di classici lungometraggi della filmografia del paese asiatico; anche se, naturalmente, andrebbero visti sul grande schermo.