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A tutto Marino, ma Sel lascia

A tutto Marino, ma Sel lasciaIl sindaco di Roma Ignazio Marino

Roma Il primo cittadino manda via l’alleato. Al posto di vicesindaco andrà Causi, ’garante’ del Pd romano. In giunta anche Donati e Marco Doria, l’usato sicuro. Salta un’altra alleanza, i vendoliani verso l’appoggio esterno «delibera per delibera». Oggi Renzi alla festa dell’Unità della Capitale. E il Campidoglio trema

Pubblicato circa 9 anni faEdizione del 28 luglio 2015

La nuova giunta di Ignazio Marino sarà varata oggi, la girandola dei nomi dei papabili al posto dei tre assessori dimissionari/dimissionati (Improta, trasporti, Scozzese, bilancio, Nieri, vicesindaco) si fermerà, forse solo temporaneamente. Ma intanto una certezza c’è: il centrosinistra che ha governato fin qui la Capitale è finito. Sel lascia la giunta. È un nuovo improvviso ’cambio di verso’ del sindaco, con buona pace dei mille gorgheggi che aveva fatto al ’fedele’ alleato. Sel finisce immolata sull’altare del renzismo, nell’ipotesi tutt’altro che probabile che lo stesso Renzi se ne compiaccia.

Ieri pomeriggio l’incontro al Campidoglio fra il sindaco e i vertici vendoliani è finito male. Dopo le dimissioni del vicesindaco Nieri, Sel cercava garanzie su una svolta nel governo della città: punti qualificanti per il rilancio. Ma per Marino il punto era la poltrona di vicesindaco: che voleva tenere libero per un dem di fiducia del Pd romano, allo scopo di consolidare il sempre teso rapporto fra il sindaco ’marziano’ e il partito. A quel posto infatti oggi sarà chiamato Marco Causi, deputato dem che con ogni probabilità si terrà anche la delicata delega al bilancio. Sel invece aveva proposto Francesco Forgione, già presidente della commissione antimafia, vicino all’associazione Libera di don Ciotti e uomo di ottimi rapporti con la magistratura che indaga su Mafia Capitale. Per Marino l’ipotesi non esisteva. E così l’incontro finisce con la rottura. All’uscita il consigliere Gianluca Peciola parla di «appoggio esterno che passa da tecnico a politico». La traduzione che ne dà il più diretto Paolo Cento, nuovo responsabile della Sel romana, è: «Con il Pd si apre una fase di competizione. Con il sindaco Marino manterremo un rapporto di verifica delibera per delibera», insomma, «se il Pd vuol far saltare il centrosinistra a Roma se ne assume la responsabilità». Sel per ora sembra orientata a non far mancare i suoi voti alla maggioranza, almeno «per tutti quei provvedimenti che saranno davvero utili per la città e per i cittadini romani». Ma presto i nodi arriveranno al pettine. Anzi subito. Oggi stesso in aula inizia la maratona per approvare l’assestamento al bilancio 2015. Per il sì finale c’è tempo fino al 31 luglio. Nel provvedimento sono contenute iniziative alle quali Sel ha già detto no: per esempio sul capitolo Atac. Sel non è contraria alla ricapitalizzazione stabilita nel testo, ma lo è a far entrare «un partner industriale» privato nell’azienda. Marino potrebbe dover voti fuori dalla maggioranza, trasformando di fatto il monocolore Pd in «larghe intese» sul modello nazionale. Così i 5 stelle ora sfidano Sel a staccare la spina.

Il sindaco non se ne preoccupa e punta tutto sul rimpasto di giunta che sarà varato oggi. Nonostante le aspettative, alla fine si va sull’usato sicuro: per i trasporti circola il nome di Anna Donati, già assessore alla mobilità sia a Bologna che a Napoli; per le periferie quello di Marco Rossi Doria, già sottosegretario all’Istruzione con i governi Monti e Letta.
Ma non è affatto detto che il sacrificio di Sel e il lifting all’esecutivo capitolino facciano cambiare disposizione d’animo a Palazzo Chigi, da dove non smette di filtrare una gelida ostilità all’indirizzo del Campidoglio. Stasera sarà la prova del nove: alle 21 il presidente Renzi parlerà alla festa dell’Unità della Capitale, un appuntamento attesissimo che il premier però avrebbe preferito disertare. Ci va, invece, per l’insistenza del commissario Orfini. A cui come condizione avrebbe chiesto l’assenza del sindaco.

Il quale comunque rischia grosso: non solo dal giudizio ’del suo segretario pronunciato di fronte ai militanti, ma anche da quello in arrivo da parte del ministro degli interni. D’accordo con Orfini, Marino procede al rimpasto prima che Alfano si sia pronunciato sullo scioglimento della città per mafia. La ’sentenza’ potrebbe arrivare a giorni. Il rischio è che la relazione del ministro renda necessarie nuove dimissioni dalla giunta. Tutto tornerebbe in ballo.

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